mercoledì 10 giugno 2009

Prime considerazioni sui risultati elettorali

Il mancato superamento della soglia elettorale del 4% da parte di almeno una delle due liste di sinistra e la consegunete esclusione dal Parlamento Europeo determinano senza senza dubbio una condizione frustrante, ma valutando i risultati delle elezioni del 6-7 giugno si può affermare che una sinistra, come corpo elettorale, esiste e presenta dei tratti di consistenza inaspettati.
L'affermazione della Lista Comunista in alcune province del Centro e del Sud (6,47 a Livorno, 8,13 a Reggio Calabria), la forza di Sinistra e Libertà in Puglia (6,93), nel Sud in generale (8,37 nella provincia di Crotone) e nel voto degli italiani all'estero (7,32), il raddoppio dell'elettorato rispetto alle politiche del 2008, il riconoscimento del PD - che ora ricomincia a guardare alla sua sinistra con un certo interesse - sono il segnale di una ripresa che deve essere agita positivamente. Certamente la mancata unità continua a determinare un'esclusione delle istituzioni che non giova all'attivazione di un processo di rivitalizzazione dello schieramento (e quindi la possibilità di incidere sulla politica nazionale ed europea), ma sul processo unitario andrebbero fatte alcune considerazioni critiche che riguardano la realistica realizzazione di una piattaforma programmatica condivisa, l'indirizzo ideale del progetto, la resa in termini di consenso.
Ciò che emerge difatti dalle dichiarazioni del dopo voto sono visioni e aspettative diverse da parte delle due sinistre: una esplicitamente anticapitalista, d'opposizione e che non vorrebbe rinunciare al simbolo della falce e martello; un'altra di respiro più liberale, aperta all'adesione di fasce elettorali eterogenee e più governista (tesa alla ricostruzione di una possibile alleanza col PD e, pare, con l'UDC). Già si prevede un defilarsi dei socialisti dal progetto di SeL, forse per tornare alla Rosa nel Pugno coi Radicali, e poi è risaputo che, tra gli elettori dello schieramento di Vendola, molti non vedrebbero bene un'apertura ai compagni di Rifondazione e ancor meno ai Comunisti Italiani. In questo senso i due progetti dovrebbero, per ora, cercare di restare autonomi ed essere consolidati; nello stesso tempo bisognerebbe pensare ad un coordinamento che veda tutte le forze di sinistra (e inclusivo dei movimenti) inividuare delle battaglie comuni in cui cimentarsi e contemporaneamente provare a determinare un processo federativo in una prospettiva elettorale. Quello che manca a sinistra è una aperto e trasparente dibattito sui temi, tra schieramenti diversi, e ciò restituisce un'immagine di eccessiva frammentazione. La costituzione di un tavolo permanente di confronto tra queste forze, per il rilancio di una politica alternativa, appare oggi auspicabile, anzi necessario.

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