martedì 23 novembre 2010

FdS: rompere col centrosinistra

Liberazione, 23 novembre 2010
Bellotti: rompere col centrosinistra
intervista di Frida Nacinovich

Claudio Bellotti ha detto "no". Non gli piace la Federazione della sinistra. Il suo è l'unico documento alterativo presentato al congresso lo scorso fine settimana all'hotel Ergife. Domanda d'obbligo al "dissidente": perché non vuoi federarti con Oliviero Diliberto, Cesare Salvi e Giampaolo Patta?
Boccio l'indirizzo politico proposto dalla Federazione. L'alleanza democratica indebolisce la domanda di conflitto che arriva dalla società, è incompatibile con la piattaforma della manifestazione del 16 ottobre, inconciliabile con le lotte dei migranti.

Insomma il congresso della Federazione all'Ergife è stato un disastro.
Per dirne una, la Federazione che stiamo costruendo sceglie di avere un rapporto privilegiato con una componente sindacale, "Lavoro e solidarietà", schierata con la maggioranza della Cgil in chiave concertativa e non con la Fiom. Come si può sostenere di avere le stesse posizioni di Maurizio Landini quando invece sposiamo l'impostazione della maggioranza della Cgil? Che alternativa proponiamo a Marchionne?

Immagino che anche sul profilo più squisitamente politico - il rapporto con il Pd e il resto del centrosinistra in vista delle elezioni - tu sia quantomeno perplesso.
L'accordo con il Pd è una sorta di desistenza, rivista e nemmeno troppo corretta. Stringi stringi si offrono voti per far nascere un governo ma ci si vergogna di dirlo, tanto da decidere di non farne parte. Penso invece che non si debba continuare ad essere ambigui. Da un lato c'è chi sta con le lotte, con la Fiom, con i precari della scuola, con il movimento per l'acqua pubblica, fino in fondo e senza contraddizioni. Dall'altro chi tiene un piede nelle lotte e l'altro nel centrosinistra, sempre pronto a sacrificare le ragioni dei lavoratori alle logiche delle alleanze con forze sociali avverse. In assenza di questa chiara demarcazione è inevitabile che la Federazione della sinistra venga trainata a rimorchio di Sinistra e libertà, posto che quest'ultima incarna in modo molto più lineare l'ipotesi di un nuovo centrosinistra. In altre parole, se la linea è questa i consensi elettorali finiranno per premiare Nichi Vendola.

Citiamo Lenin: che fare?
Bisogna fare un investimento di lungo periodo. Pensare al giorno dopo non porta da nessuna parte una sinistra che dovrebbe essere in grado di proporre alternative alle politiche confindustriali e ad un berlusconismo in crisi. Aggiungo poi che non sono affascinato nemmeno dall'ipotesi di un governo tecnico. Sul punto, Casini ha già detto - e chiaramente - che chi era in piazza con i metalmeccanici della Fiom il 16 ottobre è fuori da un progetto riformista. Io in piazza il 16 c'ero e sono ben contento d essere fuori dal progetto riformista del'Udc.

Pollice verso alla Federazione della sinistra dunque.
La Federazione è un cartello elettorale, peraltro già sperimentato alle europee ed alle regionali. Questo è un congresso anomalo, qui dentro ognuno ci trova ciò che vuole. Certo, Rifondazione comunista sembra una società che ha deciso di vendere la sua quota di controllo. E visto che sono molto critico, aggiungo che questo è anche il congresso più blindato della storia: la platea è totalmente nominata, lo statuto è stato discusso da otto persone, non c'è nessuna possibilità di influire, né sul dibattito né sugli organismi. Tornando al merito, occorre avere il coraggio di fare rotture nette. I movimenti che hanno unito migliaia di persone sull'acqua pubblica e la stessa Fiom con la manifestazione del 16 ottobre, questo coraggio lo hanno avuto.

Qui all'Ergife sono passati Flavia D'Angeli di Sinistra Critica e Marco Ferrando del Partito comunista dei lavoratori, le loro critiche sono molto simili, quasi identiche alle tue.
Ho salutato Flavia e Marco con amicizia e rispetto. Da parte mia ho presentato un documento molto chiaro al congresso: penso che la sinistra debba rompere con il centrosinistra e ripartire dai movimenti sociali. Quindi chiedo alla Federazione un radicale cambiamento di rotta.

Tiriamo le somme: Bellotti dice "no", non fa calcoli elettorali, chiede più lotte e meno alleanze.
Quei compagni che sono saliti sulla gru non si sono chiesti quanti voti avevano. Si sono chiesti quante ragioni avevano per fare quel gesto. Hanno fatto la cosa che ritenevano giusta e si sono guadagnati il consenso di molte persone. Alla sinistra serve coraggio, un coraggio che non sia quello di don Abbondio.

sabato 28 agosto 2010

Quale sinistra? Intervista a Burgio su Liberazione

Articolo di Liberazione del 28 agosto 2010
Burgio: «Basta settarismi. È stato perso tempo prezioso»
di Antonella Marrone
Burgio, c’è qualche novità a sinistra?
Quale sinistra? I gruppi dirigenti o la base?
Come risposta è una bella domanda. Dirigenti e base.
Penso che la base sia molto più avanti dei dirigenti. Giro molto, non solo per le Feste di Liberazione e di partito, e vedo che le persone hanno voglia di misurarsi e di fare uno scatto in avanti.
Qual è il problema dei dirigenti?
Il fatto di essersi fatti imprigionare in una storia, quella degli ultimi 20 anni, fatta di sconfitte. E anche di errori gravi. Una storia che ha funzionato come una ragnatela per impedire qualsiasi movimento che fosse all’altezza del compito.
Quale compito?
Chi ha liquidato il Pci aveva una strategia politica, quella di “eliminare” il conflitto di classe, di emarginarlo nel complesso della politica. Tu hai cercato di impedirlo ma non sei stato all’altezza.
A questo punto?
O troviamo una nuova strada, una maggiore consapevolezza che ci consenta di “scartare” questa situazione di stallo, o perdiamo la bussola politica. Non si va da nessuna parte proponendo pratiche settarie. Il rischio è di avere sempre minore rilevanza politica pur avendo le idee migliori. Del resto una delle cose che ho imparato nelle ultime campagne elettorali è che il fatto di dire cose giuste, in sé, non ha grande rilevanza se poi ti dividi. Bisogna uscire dal piano astratto delle opinioni.
Ricerca di unità sulla carta, ma sembra esserci una compulsiva voglia di distinguersi gli uni dagli altri
L’inerzia organizzativa non aiuta, si cercano strade per azioni condivise, poi, nella pratica prevale la logica “di parte”, di piccole parti... E questo non è propriamente nel solco della tradizione del comunismo italiano in cui è sempre prevalsa la cultura delle alleanze.
Se non ci sono alleanze, non ci sono novità?
Faccio fatica a capire che cosa può esserci di politico quando rimani in 4 gatti, anzi ancora meno. La politica del "meglio solo che (addirittura) accompagnato" è assolutamente perdente, è proprio quella che ti fa rimanere imprigionato nella ragnatela di cui parlavo prima.
Alleanze: con chi, per che cosa?
Bastano 4 o 5 cose importanti: la difesa dello Stato, la difesa della dignità del lavoro e dell’autonomia contrattuale, la tutela della dimensione pubblica del welfare, e poi l’esseree d'accordo sul fatto che viviamo in un paese in cui vige una profonda ingiustizia sociale. Non se ne parla più di questa cosa, ma siamo una società ingiusta, polarizzata. Dolorante.
Con chi?
Con chi accetta la condivisioni di questi punti e che, secondo me, per il fatto stesso che li accetta io considero di sinistra. Che bisogno c’è di altre differenzazioni?
Per esempio tra riformisti e rivoluzionari?
Distinguiamo. Il termine riformismo oggi ha assunto il significato - da rifuggire - di realizzazione e modernizzazione neolibeirsta. Però la situazione è tale per cui, pur essendo potenzialmente riivoluzionaria, non consente di intervenire concretamente nel reale. Dividerci tra riformismo e rivoluzione è demenziale quando dobbiamo pensare a difenderci puntando a guadagnare qualcosa. Politica dei piccoli passi, si, è necessaria in questo momento per stare dentro ad un progetto che stenta ad avere un seguito. Faccio un esempio: la lettera di Napolitano ai tre operai della Fiat. Conosciamo la storia di Napolitano, tra gli uomini più moderati del Pci. Ma oggi quel gesto è un elemento positivo, direi “rivoluzionario”. E non ha importanza se ci sono altre cose a dividerci. Ora è importantissimo.
Tra l’altro la “base” sembra apprezzare il richiamo all’unità...
C’è una concretezza maggiore
La base è più allargata rispetto ai militanti del partito?
Assolutamente si. Mi riferisco a tutti coloro che davanti alla tv o leggendo di politica, dicono “Io sono di sinistra, però.....”. Però capiscono il “voto utile” capiscono che nasce da un ragionamento: meglio meno che nulla.
Scusi, ma a che punto è la Federazione della Sinistra? Non ci saranno problemi di “settarismo” anche lì?
Vorrei rovesciare la domanda: come mai a due anni dal congresso di Chianciano non è successo ancora niente? A due anni dalla nascita di quella idea non è stato prodotto nulla? C’era una prima grande “prossimità” tra le forze, soggetti che partivano dall’idea di stare con la falce e il martello. Se fosse stato vero sarebbe stato facile.
Vuol dire che quel “collante” non è bastato?
Che l’incidenza dei ceti politici è stata negativa, che non ha funzionato la dirigenza e che il vizio culturale del settarismo ha prevalso. Stiamo facendo passare del tempo prezioso, abbiamo perso appuntamenti importanti, buttato via due anni. C’è una responsabilità politica gravissima di chi avrebbe dovuto lavorare alla realizzazione concreta di questa esperienza unitaria.
Beh, non c’è solo Rifondazione...
Certamente no. La responsabilità è collettiva. Ma chi è parte maggioritaria, ne ha di più.

lunedì 9 agosto 2010


In uscita (08 agosto 2010) il secondo numero della rivista di Comunisti Uniti
Il prossimo numero è previsto per il 22 agosto 2010.

martedì 9 marzo 2010

"Controcorrente" intervista Fioretti dei Comunisti Uniti

"Controcorrente - sinistra del PRC" intervista Andrea Fioretti dei Comunisti Uniti
da Resistenze, numero 26, Giornale di Controcorrente – sinistra del PRC
http://www.controcorrentesinistraprc.org/archresistenze.php

D. Comunisti Uniti nasce quando PRC e PDCI, reduci dalla catastrofe del secondo Governo Prodi, sembrano riflettere sui propri errori e “svoltare a sinistra”. Che bilancio dai di quella fase.
R. La perdita di consenso da parte dei due partiti comunisti ex-parlamentari viene da lontano e non è certo limitabile al solo loro appoggio alle politiche fallimentari e antioperaie dell’ultimo governo Prodi. Viene da almeno dieci-quindici anni di appoggi a governi locali e nazionali improponibili in cui si è accettato ogni mediazione pur di restare attaccati alle poltrone istituzionali. Non è una questione di sottovalutare le elezioni, ma qui si la tattica (elettorale) si è completamente sostituita alla strategia (la trasformazione sociale).
La scelta di partecipazione all’ultimo governo Prodi è uno sbocco coerente di questo percorso, ma ha portato alla distruzione pressoché completa della credibilità residua di PRC e PdCI. Con il crollo dell’ultimo governo di centrosinistra, questi partiti comunisti sono stati considerati addirittura più responsabili dell’Ulivo (ora PD) da parte delle masse, visto che proprio loro si erano presentati come “clausola di salvaguardia” per gli interessi dei precari, dei lavoratori salariati in generale e del movimento contro la guerra in quell’esecutivo filo-padronale. Questi motivi e il successivo sbocco meramente politicista dell’Arcobaleno hanno portato al tracollo elettorale dell’aprile 2008. E’ qui che matura la “svolta a sinistra” dei congressi, per arginare questo crollo verticale e cercare di recuperare un minimo di connessione coi sentimenti diffusi del cosiddetto “popolo della sinistra”.
Ovviamente, vi era un’opzione di “uscita” da questa crisi ancor più pericolosa che andava arginata e battuta: la liquidazione totale bertinottiana e vendoliana attraverso la costruzione di un partito genericamente di sinistra e geneticamente orpello del PD. Dentro questo contesto esce l’appello dei Comunisti Uniti che, al di là di tutte le differenti intenzioni che indubbiamente vi hanno lavorato, ha messo per la prima volta in connessione la convinzione diffusasi, sia in buona parte di PRC e PdCI che in tantissimi compagni della cosiddetta “diaspora”, che non esiste rilancio del ruolo dei comunisti in questa fase senza riconquistarsi un’autonomia dal quadro delle compatibilità imposte dal “governismo” e senza rimettere al centro dell’azione il conflitto di classe rispetto ai pur necessari passaggi elettorali.
Poi lo spazio politico per questa opzione di unità dei comunisti, non a caso, cresce molto negli ultimi mesi quando diventa chiaro che la “svolta” dei congressi non è affatto definitiva e, con la Federazione, si torna oggi a parlare di soggetti politici di sinistra alleati col PD e magari persino con l’UDC.

D. Dalle alpi alle piramidi gli accordi di governo tra la sinistra e il PD, talvolta allargati all’UDC, si moltiplicano. E la base dei due partiti spesso si ribella. Lo abbiamo visto in Liguria, Piemonte, Lazio, Basilicata.
R. Purtroppo sin dalla sua nascita, la Federazione della Sinistra si è presentata come un tentativo di costruire una mera coalizione elettorale. E nel fare questo si è guardato unicamente alla propria destra per occupare gli spazi di Sinistra e Libertà come interlocutore principale del PD. La subalternità a questo partito centrista, francamente ormai di stampo più social-liberista persino di quanto sia social-democratico, è dimostrata dal fatto che ci si è subito allineati alla sua tattica di avvicinamento all’UDC. Questo si è riflettuto anche in alcune alleanze locali nelle prossime regionali. Moltissimi compagni dentro e fuori PRC e PdCI si aspettavano dai congressi una svolta in senso opposto che portasse i comunisti ad essere “cuore dell’opposizione di classe” e non stampella di forze moderate liberiste e spesso colluse col malaffare. In queste elezioni regionali invece si va in alleanza col PD, non in base all’imposizione di punti di un programma minimo di classe, ma ovunque questo vuole e si va da soli solo dove le forze moderate non hanno voluto l’alleanza con la Federazione. Alla faccia dell’autonomia!
Era quindi logico (ma non scontato) aspettarsi una ribellione di circoli e sezioni, nonché federazioni intere. Così come all’esterno dei due partiti aumenta la sfiducia verso la Federazione e le prospettive in cui si va cacciando. Il movimento che si è creato attorno al rilancio dei Comunisti Uniti è certamente composto da parte di quelli che nei due partiti si stanno ribellando a questa nuova svolta moderata e da quelli che fuori vogliono costruire una prospettiva politica che dia un segnale di discontinuità con questo andazzo fallimentare. Anche perché le sorti dei comunisti di fronte alle larghe masse sono purtroppo comuni. Non basta fare le “anime belle” e dire “io con queste scelte non c’entro nulla”. Bisogna cominciare, rispettando le appartenenze di ciascuno, a costruire un’alternativa politica e gettare le basi per andare verso un Partito per tutti i comunisti ovunque collocati degno di questo nome.

D. In questo quadro, molto diverso da quello in cui siete nati, esce il secondo appello di Comunisti Uniti. Quali obiettivi vi proponete di ottenere in questa nuova fase?
R. Per ora l’obiettivo è diffondere il più possibile la lettera aperta, pubblicata su “il manifesto” il 21 gennaio scorso, e raccogliere quante più adesioni possibili coi nostri ridotti mezzi.
Nella lettera pubblicata sul sito www.comunistiuniti.it sono contenuti i “paletti” principali con cui vogliamo aprire poi dei gruppi di lavoro locali, delle “case comuni”, che mettano in collegamento questi compagni trasversalmente alle appartenenze politico-organizzative di ciascuno dando uno strumento di battaglia politica in più e non inventandosi un nuovo ennesimo partitino o organizzazione. Dobbiamo aprire una fase nuova che rompa col passato, pertanto rifiutiamo la dicotomia tra strade già provate e che hanno dimostrato non funzionare. Quella del semplice “entrismo” con l’accettazione passiva del meno peggio (sia il PRC, il PdCI o la Federazione) che porta sempre all’ancora peggio. Quella della divisione dell’atomo con il quale si operano scissioni infinite o creazione nuovi di micro-partitini con macro-rivoluzionari.

D. Un “controappello” dall’interno della Federazione vi accusa di utilizzare il malumore dei militanti di PRC e PDCI per fomentare posizioni “estremiste” che porterebbero all’isolamento dell sinistra.
R. Ne abbiamo parlato ma non siamo particolarmente colpiti da queste critiche. Non credo neanche si voglia fare un vero “controappello”. Sarebbe sciocco da parte degli estensori. Mi sembra più che si inseguano dei “fantasmi” dove non ci sono e che non si voglia leggere la fase attuale contestualizzando una serie di riferimenti teorici totalmente inefficaci se non calibrati nella situazione concreta. Infatti, in questa lettera di alcuni compagni dell’Ernesto e del PdCI, la parte che mi sembra sostanziale è quella dove, in sostanza, si da una copertura dotta al giudizio sulle alleanze e sulla federazione con un’accettazione della logica del “meno peggio”. Questo stravolge il senso sia del primo che del secondo appello di Comunisti Uniti. D’altronde la nostra valutazione sulle alleanze col PD non è data da un pregiudizio “ideologico” ma da una precisa analisi (che può non essere condivisa ma non mistificata) sulla natura di classe di questa formazione politica e sugli obiettivi che i comunisti ed il moderno movimento dei lavoratori salariati si dovrebbero dare in questa fase di resistenza alle ristrutturazioni padronali e governative. Al contrario continueremo a subire l’attuale egemonia reazionaria nella crisi del capitalismo senza svolgere un ruolo utile o necessario alla classe figuriamoci di esserne poi la parte avanzata in un fronte anticpaitalista!

D. A gennaio siete stati tra i promotori di un riuscito incontro nazionale di lavoratori di aziende in crisi. Come si legano “unità dei comunisti” e rappresentanza del mondo del lavoro e dei movimenti di lotta?
R. Quella riunione di lavoratori delle aziende in crisi venute da tutta Italia e appartenenti a differenti sigle sindacali (principalmente FIOM e CGIL e sindacalismo di base), in cui anche nostri delegati erano promotori, è stata un osservatorio interessante e l’incarnazione di parte di quanto andiamo dicendo sulla centralità del conflitto di classe. Non c’è unità dei comunisti se non la si vincola alla riconquista di un’autonomia di classe. E non c’è autonomia senza la costruzione di un’agenda politica autonoma, quindi non subordinata alle esigenze imposte dalla governabilità nazionale o locale, sulla difesa del salario (globalmente inteso, quindi anche della casa, dei servizi, delle pensioni, ecc..), difesa dei posti di lavoro, democrazia sindacale, ecc… Bisogna ripartire da quello che veniva chiamato “programma minimo di classe” e rimettere al centro dell’azione la costruzione di un vasto fronte anticapitalista. Essere utili a riconnettere le singole lotte in una piattaforma più ampia di resistenza sociale alla crisi e gettare le basi per un’alternativa di sistema e non di mero “governo”. Sulla base di questo e della formazione di un nuovo blocco sociale di riferimento si può parlare di quali “larghe alleanze” convengano o meno. Si possono affrontare tornate elettorali e quant’altro. Ovviamente, noi possiamo solo dare un contributo a rimettere insieme quanti più compagne e compagni possibile a fare questo lavoro. Non possiamo risolvere il problema a partire da noi. Il tema della non autosufficienza dei singoli spezzoni dell’attuale movimento comunista è per noi centrale.

D. Quando ci si propone di “unire i comunisti” ci si imbatte inevitabilmente nel problema dei riferimenti internazionali. Come pensate di affrontarlo?
R. Come dicevo, non possiamo “mettere le braghe al mondo” a partire solo dai Comunisti Uniti e risolvere a partire da noi tutti i problemi del movimento comunista. Oltretutto noi non siamo un partito ma un movimento e certe differenze continueremo ad averle anche al nostro interno. Di volta in volta analizzeremo e prenderemo la posizione più avanzata possibile da un punto di vista di classe nell’attuale fase. Sicuramente tenteremo di avere una visione antimperialista che ci porta a essere dalla parte dei popoli che resistono alle aggressioni imperialiste, sia sotto l’egida unilateralista USA che sotto quella multilateralista della UE. Partiamo intanto dal denunciare il ruolo del nostro paese nel gotha delle potenze imperialiste, chiedere il ritiro delle truppe militari, la chiusura della basi, la riconversione delle spese militari verso quelle sociali. E’ sempre facile prendere posizione su processi complessi che avvengono a migliaia di chilometri di distanza, molto meno lo è quando devi farlo sulle questioni che ti sono più vicine e che influenzano più direttamente il conflitto capitale/lavoro nel tuo paese.

lunedì 8 marzo 2010

Russo Spena: preoccupati e indignati

Siamo molto preoccupati e, per questo, molto incazzati, indignati. E ci ribelliamo
di Giovanni Russo Spena
editoriale su www.liberazione.it

La democrazia costituzionale, della cui crisi Liberazione ha fornito un paradigma interpretativo di contesto storico, sembra, ormai, svanita nello stato di eccezione permanente. Il decreto “salva liste Pdl” dimostra l’incompatibilità strutturale del berlusconismo con il sistema delle regole. L’impermeabilità alla stessa civiltà politica. Ci troviamo di fronte a un macroscopico abuso di potere della impunità (come ha scritto l’Economist, non Liberazione). Quando il sistema delle regole viene, per i potenti e solo per i potenti, subordinato alla “sostanza” (come ha affermato Schifani, seconda carica dello Stato, mentre Fini, terza carica dello Stato, questa volta ha taciuto), emerge il vero fondamento della politica delle destre: il plebiscitarismo populista che frantuma ogni sistema normativo che si frappone al rapporto fra il capo supremo e il popolo, considerato massa amorfa e inerte. Siamo giunti ad una forma fascistica della irriducibilità del potere alle regole della convivenza civile. E sono fasciste le parole di La Russa, Alemanno, Polverini, la tentazione della piazza per salvare interessi di parte. E’ un punto delicatissimo: le norme elettorali, che governano la formazione della rappresentanza, cioè della sovranità popolare, sono indisponibili per interpretazioni di parte. E’ stato scritto un precedente di gravità assoluta che trasforma la democrazia, nei comportamenti quotidiani, in procedura marginale che può essere relativizzata. Da oggi muta la percezione del rapporto tra cittadinanza e statualità: perché mai una ragazza che si presenta ad un concorso dovrebbe essere esclusa per errori nelle procedure richieste per l’ammissione? A questo livello di illegalità costituzionale occorrerebbe rispondere, se ne avessimo la forza, con il livello della disobbedienza civile organizzata. Occorrerebbe anche aprire una riflessione sui frutti amari a cui ci ha portato l’imposizione del sistema maggioritario con questa crisi devastante del bipolarismo. Spiace che il presidente della Repubblica, massimo garante della legittimità costituzionale, si sia piegato alle minacce fasciste di Berlusconi: la pavidità dei liberali e la sottovalutazione degli sfregi allo stato di diritto sono state, nella storia, spesso molto perniciose. Questo abuso di potere non è altra cosa rispetto all’emergenzialismo che nutre ogni atto della politica del governo: dalla scelta nucleare, alla privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni, dalle leggi razziali alla concezione del “fare” come espressione della gerarchia aziendale che si vuole imporre al vertice del Paese. E’ il medesimo assolutismo padronale che, di fatto, abroga l’art. 1 della Costituzione, il lavoro come fondativo della democrazia repubblicana, attuato attraverso la norma approvata dalla maggioranza in Parlamento che calpesta processo del lavoro, statuto dei diritti dei lavoratori, leggi e contratti collettivi. Siamo solidali con Ferrero e Fantozzi che sono, per questo, in sciopero della fame, lotta per la democrazia, per le libertà e lotte sociali sono, nell’attuale grave contesto, più che mai indivisibili.

sabato 6 marzo 2010

Ferrero: Decreto Governo-Napolitano è un abuso verso la costituzione

Roma, 6 mar. 2010 – “Il decreto interpretativo adottato dal governo al fine di ‘sanare’, come riconoscono gli stessi ministri, inadempienze, errori e illeciti nella presentazione delle liste elettorali in Lombardia e Lazio a opera del centrodestra, è un abuso che fa scempio delle regole istituzionali e dei principi costituzionali”, Questa la durissima opinione del portavoce nazionale della Federazione della Sinistra e candidato alla presidenza della regione Campania, Paolo Ferrero.“Si tratta di un atto arbitrario, indegno della civiltà giuridica democratica; un provvedimento ad hoc che si infischia completamente di quel quadro condiviso di regole e della separazione dei poteri preposti alla loro vigilanza che costituiscono il presupposto di qualsiasi competizione elettorale regolare – continua il candidato alla presidenza della Campania – Ed è davvero avvilente e grave che una personalità rigorosa e specchiata, come il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si sia resa partecipe, apponendo la propria firma al decreto governativo, di questa scandalosa violazione dei principi costituzionali, della dottrina giuridica, del valore della separazione dei poteri e della convivenza democratica”.Per Ferrero la firma di Napolitano è “un atto che riempie di amarezza”. Mentre il decreto del governo è “un intervento che riempie di preoccupazione”. Per questo la Federazione della sinistra ritiene che “tutte le forze democratiche e le energie intellettuali si debbano mobilitare da subito contro questo scempio nei confronti di quell’atto supremo della sovranità popolare che è il voto”. A tal fine Ferrero si rivolge “a tutte le forze politiche democratiche, alle organizzazioni sociali, alle forze dell’associazionismo, al mondo della cultura, alle energie intellettuali e della società civile per contrastare questo scempio dei diritti civili e democratici”.

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martedì 23 febbraio 2010

Nuclear Lifestyle







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Nasce il sito della Federazione della Sinistra

Nasce, e si spera non solo in funzione elettoralistica, il sito della Federazione della Sinistra, che si propone di essere "uno spazio pubblico, una sorta di stazione di s-cambio. Un sito politico in cui mescolare le voci, la nostra e soprattutto le vostre, mettere in connessione le pratiche politiche, le esperienze, le lotte, la creatività, la critica, la proposta, i soggetti".

http://www.federazionedellasinistra.com/

martedì 26 gennaio 2010

Da Il Manifesto, Ferrero: "Caro Nichi, batti un colpo"

Il Manifesto, 26 gennaio 2010. Ferrero:
"Nella tua regione, di fronte all'arroganza del gruppo dirigente del Pd abbiamo fatto fronte comune. Prima rifiutando la proposta che tu non venissi candidato e poi con il comune sostegno alla tua candidatura nelle primarie. Questo fronte comune ha vinto e il tuo splendido risultato ne è la testimonianza. In Puglia ha cioè funzionato nei fatti una coalizione di sinistra di alternativa, in grado di tenere un profilo politico autonomo dal Pd, che è riuscito, come riuscimmo nel 2005, a vincere le primarie. Una coalizione di sinistra di alternativa che ha aperto contraddizioni nel Pd proprio in quanto ha saputo agire con una soggettività propria, non subalterna o manovriera. Si è fatta una battaglia limpida, senza sotterfugi, sia sul piano politico che su quello dei contenuti e la chiarezza ha pagato."

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lunedì 25 gennaio 2010

Puglia: vince Vendola

da Aprile on line:

"E' un plebiscito per il governatore uscente: circa il 65 percento dei circa 200mila votanti (quasi il triplo rispetto alle primarie del 2005) alle primarie pugliesi hanno optato per Nichi Vendola. Un voto che premia i cinque anni del laboratorio pugliese e che impone un grosso punto interrogativo sul futuro della strategia d'alemiana. "Oggi con questo risultato la Puglia ha il diritto di essere il laboratorio della buona politica". Con queste parole Nichi Vendola affiancato da Francesco Boccia, ha annunciato la sua vittoria alle primarie del centrosinistra."

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sabato 23 gennaio 2010

Su Facebook appello per una lista unica della Sinistra alle elezioni regionali del Lazio 2010

PER UNA LISTA UNICA DELLA SINISTRA ALLE ELEZIONI REGIONALI DEL LAZIO 2010. NON C’È PIÙ TEMPO DA PERDERE , FACCIAMO PRESTO.

Il prossimo passaggio elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale è una occasione fondamentale per ricostruire il rapporto tra i rappresentanti istituzionali della Sinistra ed i cittadini, impostandolo su un rinnovato patto democratico.L’ Italia è attraversata dalla crisi della globalizzazione neoliberista. Il modello economico-sociale mostra, in modo esponenziale, tutti i suoi limiti ed è responsabile dell’impatto, particolarmente violento e devastante, di drammatici fenomeni sociali: precariato, disoccupazione, disastri ambientali, minacce alla salute dei cittadini, sono ormai una quotidiana emergenza, caratterizzata da cifre record a livello nazionale. Una sinistra che voglia intervenire sulle concrete condizioni di vita e di lavoro delle persone in carne ed ossa, ha il dovere di elaborare una credibile idea di società; e inoltre, deve porsi il problema di battere la destra sul piano politico e culturale, contrastandone la penetrazione sociale delle articolazioni dichiaratamente autoritarie e razziste. Per garantirsi un'ipotesi di futuro la società contemporanea ha bisogno di Sinistra. Per garantirsi un futuro politico la Sinistra ha bisogno di tutta se stessa. C'è un solo modo per farlo: mettere insieme tutte le forze politiche, tutte le soggettività della sinistra, sulla base di una piattaforma costruita intorno a pochi punti qualificanti che lascino intravvedere un nuovo percorso politico finalizzato alla piena e buona occupazione, alla redistribuzione del reddito attraverso politiche di welfare innovative e centrate sui bisogni delle comunità e delle persone, per favorire il rispetto dei fondamentali diritti della persona.Un programma minimo che abbia quale punto qualificante la difesa e la valorizzazione dei beni comuni e dell’ecosistema. Tale patrimonio politico culturale, vive già nei fatti, e può dare forza, unire e collegare le diverse vertenze locali, che hanno la necessità di essere sostenute e rappresentate nel prossimo consiglio regionale. E’ necessario uno sforzo di umiltà, di ricerca e di analisi da parte dei movimenti, dei partiti, delle singole intellettualità, dei uomini e delle donne che, quotidianamente, con le loro pratiche, tentano di promuovere i valori ed i principi della Carta Costituzionale. E’ necessario che la classe politica riveda le sue modalità di azione.

E’ necessario promuovere una disarticolazione dei gruppi dirigenti dei partiti della Sinistra che, in questi ultimi anni, hanno rivelato i loro limiti. E' bene dirlo: ad una cronica assenza di pratiche politico sociali la sinistra ha spesso sostituito una dannosa ed inadeguata proiezione istituzionale, tutta giocata all’interno delle classiche logiche di apparato. E’ sempre più attuale, quindi, ed urgente rilanciare un processo unitario della nuova Sinistra. Tale processo, non è più rinviabile in un indeterminato futuro, ma deve essere avviato immediatamente e deve produrre, partendo dalle specificità del territorio, dalle esigenze ed emergenze locali, forme, metodi e contenuti di una vera rifondazione democratica. Un processo unitario che coinvolga ed appassioni il corpo politico, culturale, sindacale. L’attuale momento di incertezza e di debolezza delle forze politico e sociali della Sinistra può essere l’occasione per un nuovo inizio Facciamo appello a tutte le anime della Sinistra di accogliere la proposta politica di formare una lista unitaria alle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale, solo una forte lista unitaria da un lato può fermare la deriva di un destra nuclearista, intollerante, che vuole attaccare il sistema giudiziario e costituzionale , che sta smantellando l'istruzione pubblica e lo stato sociale, che ha creato la crisi nella sanità laziale e che annovera nel comitato elettorale della candidata presidente alla Regione Lazio personaggi legati alla vicenda di malapolitica di Fondi. Dall’altro lato può far cambiare rotta alle politiche sbagliate dell’ amministrazione uscente in particolare bloccare il progetto dell’inceneritore di Albano, dell’aeroporto di Frosinone- Ferentino sulla Valle del Sacco, della turbogas ad Aprilia e della conversione a carbone della centrale di Civitavecchia. L’unità ritrovata della Sinistra potrebbe spingere a fare scelte più vicine ai cittadini nei temi dell’ ambiente (partendo dal NO al nucleare) , del lavoro, dell’istruzione e della sanità. Importante è confermare e rilanciare con maggior fondi il reddito minimo di cittadinanza e altri strumenti di sostegno al reddito, all’occupazione e alla formazione. Solo una lista unitaria della sinistra, può essere in grado di avere un senso e un peso all’interno della coalizione di centrosinistra nel Lazio e poter sostenere la candidatura di Emma Bonino. I tempi sono stretti ma non ci si può tirare indietro. E’ necessario porre un limite al processo di frammentazione della Sinistra Politica. Soltanto la mobilitazione di tutte le energie, le esperienze, i partiti, le associazione, i movimenti, la società civile può ridare progettualità, forza e concretezza alla sinistra. divulga questo appello e fallo diventare realtà!!!!!!!

Per aderire:
http://www.facebook.com/n/?group.php&gid=59921922059&mid=1c44407G5660f68cG14283c7G6

venerdì 8 gennaio 2010

Regionali: FED incontra IDV e SEL

COMUNICATO DELLA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA:

"Nei giorni scorsi avevamo denunciato la confusione e lo slittamento del PD verso un ambito puramente centrista. Su questa base abbiamo promosso incontri con l’Italia dei Valori e con Sinistra Libertà ed ecologia. Ieri sera si è tenuto l’incontro tra Ferrero e Di Pietro mentre stamattina si è tenuto un incontro tra il coordinamentonazionale della Federazione della Sinistra guidato da Paolo Ferrero e una delegazione di Sinistra Libertà ed ecologia guidata da Nichi Vendola.
Nel corso dell’incontro di stamane con Sinistra Libertà ed ecologia – realizzato in un clima molto positivo - abbiamo concordato sulla necessità di un maggior coordinamento tra le forze di opposizione che considerano gravemente sbagliato lo slittamento centrista determinato dal PD in queste settimane e che ha già avuto pesanti effetti negativisia sul piano programmatico che sul piano dei candidati a presidenti nelle elezioni regionali.
A partire da questa prima positiva interlocuzione ci faremo promotori nei prossimi giorni di ulteriori incontri che superino il carattere della bilateralità"