martedì 16 giugno 2009

Ciao Ivan

O cara moglie
Ivan della Mea, 1966

O cara moglie, stasera ti prego,
dì a mio figlio che vada a dormire,
perchè le cose che io ho da dire
non sono cose che deve sentir.

Proprio stamane là sul lavoro,
con il sorriso del caposezione,
mi è arrivata la liquidazion,
m'han licenziato senza pietà.

E la ragione è perchè ho scioperato
per la difesa dei nostri diritti,
per la difesa del mio sindacato,
del mio lavoro, della libertà .

Quando la lotta è di tutti per tutti
il tuo padrone, vedrai, cederà ;
se invece vince è perchè i crumiri
gli dan la forza che lui non ha.

Questo si è visto davanti ai cancelli:
noi si chiamava i compagni alla lotta,
ecco: il padrone fa un cenno, una mossa,
e un dopo l'altro cominciano a entrar.

O cara moglie, dovevi vederli
venir avanti curvati e piegati;
e noi gridare: crumiri, venduti!
e loro dritti senza piegar.

Quei poveretti facevano pena
ma dietro loro, la sul portone,
rideva allegro il porco padrone:
l'ho maledetto senza pietà .

O cara moglie, prima ho sbagliato,
dì a mio figlio che venga a sentire,
chè ha da capire che cosa vuol dire
lottare per la libertà
chè ha da capire che cosa vuol dire
lottare per la libertà.


> Cantatela ai vostri figli, cantatela ai vostri padri
Accordi

domenica 14 giugno 2009

Bertinotti: Insieme in un nuovo partito

Un partito nuovo, unitario e plurale, della sinistra, di tutta la sinistra. Un partito capace di rappresentare il mondo del lavoro e le “grandi mete” (eguaglianza e libertà, laicità, nonviolenza) che danno senso alla sinistra. Una forza da ricostruire processualmente entro un tempo politico “medio” – tre anni – entro, cioè, le prossime elezioni politiche. Questa a me pare la sola prospettiva percorribile, dopo il (disastroso) risultato del 6-7 giugno, che ha sancito la fine, o la sconfitta storica, dei partiti eredi del ‘900.Conosco le obiezioni. Come si fa a mettere in moto un processo costituente efficace, che non sia velleitario o non si riduca alla somma delle debolezze attuali? Come si fa a superare quello spirito “scissionista” (e\o identitario) che sembra gravare su di noi come una maledizione? Quale demiurgo, individuale o collettivo potrebbe mai incaricarsi di far scattare il big bang al momento giusto? Conosco queste obiezioni e so che, se si guarda allo “stato delle cose” presenti, sono tutte fondate. Ma la risposta forte e dura viene, prima di tutto, dai fatti: tutti gli spazi finora percorsi si sono esauriti.
Continuare sulla strada (sulle strade) fin qui seguite non ha più nulla di "realistico", diventa anzi la più folle delle utopie. Se non ci si vuole rassegnare ad un'Italia (ad un'Europa) senza sinistra (o con sinistre ridotte ad una condizione permanente di marginalità e ininfluenza), bisogna dunque tentare una radicale inversione di rotta. E assumere con forze e determinazione l'obiettivo di una Grande Sinistra. Con chi? Con tutti coloro che ci stanno, dai comunisti ai radicali, dal Pd agli alternativi - dai soggetti politici ai movimenti, dai gruppi più o meno organizzati alle persone singole. Noi di sinistra siamo tutti sconfitti, dobbiamo tutti metterci, davvero, in discussione. Come? Non possiamo pensare a una somma dell'esistente, o a processi puramente fusionistici: questa è un'altra utopia, per di più banalizzata. Se è vero che esiste una sinistra all'interno di tutte le forze che compongono il panorama dell'opposizione, se è vero che questa soggettività è oggi "imprigionata" in involucri diversamente inadeguati, bisogna intanto promuovere la liberazione di queste forze - la loro disponibilità a un nuovo progetto.Penso, insomma, a un processo di scomposizione e ricomposizione generale, nel quale nessuno confluisca in qualcosa che già c'è, ma tutti concorrano, possano effettivamente concorrere, alla rifondazione di qualcosa che non c'è ancora.Naturalmente, perché questo possa avvenire, non basta la disponibilità e nemmeno la buona volontà: bisogna prendere atto che, davvero, una storia è finita, si è conclusa. Da questo punto di vista, l'analisi proposta ieri da Giuliano Ferrara sul Foglio ha una fondatezza: la risposta che la sinistra radicale ha tentato di incarnare per qualche decennio, rispetto alla crisi dei partiti storici del movimento operaio, è fallita. Ma non è altrettanto fondata la conclusione che egli ne trae: confluire tutti nel Partito Democratico, se si vuole continuare ad esercitare un ruolo. Tutti nel Pd, per dare piena compiutezza all'americanizzazione della politica. Questa idea non funziona perché non tiene conto di un fatto fondamentale: anche il progetto del Partito Democratico è fallito. Anche, se non soprattutto, un progetto che è nato da un'istanza analoga - sia pure politicamente e strategicamente diversa - a quella che ha mosso la sinistra radicale: offrire una risposta riformista al declino della sinistra storica. Non è un giudizio personale, è il giudizio impietoso che hanno dato gli elettori: un anno fa, bocciando il partito a "vocazione maggioritaria", quello che doveva battere Berlusconi e sfondare al centro; pochi giorni fa, con l'ulteriore secco ridimensionamento alle europee e la débacle alle amministrative.Quattro milioni di voti perduti in dodici mesi, la perdita massiccia di comuni e province, la penetrazione leghista nelle regioni rosse, con il quaranta per cento degli operai (secondo un'inchiesta di Mario Agostinelli pubblicata ieri su Terra) che hanno votato per il partito di Bossi: mi pare un bilancio grave e, soprattutto, mi pare che, purtroppo, la tendenza che si delinea sia ancora più grave.Prima di ogni altra considerazione, il Pd ha fallito nel suo compito di base: contrastare davvero, fermare, arginare, l'avanzata della destra, la sua egemonia "valoriale", la sua conquista di un consenso largamente popolare.Dunque, come diceva Giorgio Amendola quando nel 1964 propose un partito unico della sinistra, i fallimenti sono due: ieri, quello del Pci e quello della socialdemocrazia, ogA partire da questa necessaria presa d'atto, si può ricominciare a pensare al futuro - e far tesoro anche di altre lezioni del passato.Penso, ancora a Luigi Longo, che nel '45, propose l'unità organica di comunisti e socialisti o, in una stagione un po' più recente, all'unità sindacale organica realizzata negli anni '70 dai consigli di fabbrica: idee e pratiche che sono state sconfitte o non hanno avuto corso, certo, ma che hanno rappresentato qualcosa che andava oltre la potenzialità.Penso all'Epinay di Francois Mitterrand: non è oggi un'esperienza riproponibile, ma ha pur consentito ai socialisti francesi un lungo ciclo politico. Penso, insomma, ad un cimento difficile, difficilissimo, ma non impossibile. Un percorso al termine del quale può nascere un Partito fondato su un obiettivo e una discriminante chiare: la rappresentanza del mondo del lavoro. Dentro un partito di tale natura, che abbia archiviato l'impianto interclassista e la subalternità ai potentati economici, quella che fu la sinistra radicale potrebbe continuare a svolgere il suo ruolo "naturale": l'anticapitalismo. Si può fare? Abbiamo forse un po' più di trenta mesi, per provarci. Per scuotere gli alberi che compongono la sempre più ridotta foresta della sinistra. A chi ci rivolgiamo? Come disse Vladimir Illich Lenin: A tutti! A tutti!

(Fausto Bertinotti da http://altronline.it/ )

sabato 13 giugno 2009

Il popolo chiede unità

Riportiamo alcune valutazioni di Italo Palumbo (di “Unire la Sinistra”) pubblicate sul sito di Sinistra e Libertà

Il centro sinistra ha il dovere di riprendere il discorso della Sua unità. Troppe le lacerazioni che si sono prodotte in questi anni, ritenendo che tutto fosse riconducibile a un bipolarismo, un po’ determinato dagli elettori, un po’ incentivato da riforme elettorali che, di fatto, hanno messo nell’angolo tutto ciò che poteva, in qualche modo, dare fastidio ai manovratori (PDL –PD). Le elezioni Europee hanno, di fatto, sconfitto questa filosofia. La PDL ha subito una flessione ed è sicuramente al di sotto delle previsioni che alla vigilia erano state annunciate. Il PD subisce una sconfitta consistente che non le consente più di ragionare in termini di partito unico del centro sinistra.
La sinistra si rimette in cammino e le sue diverse articolazioni la collocano oltre il 7% di consensi. Si apre una nuova stagione e il PD deve, con un bagno di umiltà, riprendere a riannodare le fila di tutto il Centro-Sinistra, senza spocchiosità, perdendo l’atteggiamento di chi crede in una sua superiorità, non solo numerica ma anche culturale, rispetto al resto del Centro-Sinistra. I dati elettorali dicono con franchezza che il centro destra, pur avendo avuto un risultato importante, è al di sotto del 50%. L’opposizione al governo Berlusconi va oltre il 50% e può, non solo di competere, ma anche vincere nel futuro, purché si realizzino almeno due condizioni: La prima è il ritorno tra la gente, uscendo fuori dai palazzi del governo, riannodando quel rapporto fiduciario da qualche tempo interrotto con i cittadini, proponendo con forza i temi propri: lavoro, Sanità, diritti, giustizia, saperi, ricerca, diversi e distanti dalla politica delle destre, ridando fiato alla politica verso i ceti più deboli della nostra società, riprendendo un forte dialogo con le rappresentanze dei lavoratori. La seconda questione è mostrarsi ed essere uniti nel centro sinistra, interrompendo anche visivamente il consociativismo culturale che si annida in molti ambienti del Centro-Sinistra, soprattutto istituzionale (amministratori locali, rappresentanze parlamentari). Il PCI e la DC erano alternativi e tali apparivano agli occhi degli elettori. Il danno che si sta producendo con una specie di “concertazione istituzionale” soprattutto negli enti locali, che nasconde una gestione condivisa del potere, è sotto gli occhi di tutti. Il popolo del Centro-Sinistra deve sapere da quale parte si sta e quali interessi si intendono sostenere e difendere. Di Pietro è stato in grado di offrire questa sua diversità, anche con forzature e con un programma, soprattutto in materia economica, non condivisibile.
Il centro sinistra è diviso e la Sinistra continua a essere frammentata. Dobbiamo rimetterci in cammino su contenuti forti, chiari, determinati. Dobbiamo costruire la sinistra su politiche sociali forti, e dobbiamo costruire un’alleanza con un’area moderata che pratichi, anche al suo interno, una politica non conflittuale, come è avvenuto in più occasioni tra le diverse componenti del PD, che hanno dato un’immagine confusa della linea politica assunta. Il progetto politico che bisogna costruire deve avere alla base le condizioni di vita degli italiani, svincolata dai grandi interessi economici e finanziari del Paese. Saranno in grado il PD e la Sinistra di dare una svolta alla politica economica del Paese? Saranno in grado le amministrazioni locali di Centro-Sinistra e gli amministratori oggi collocati all’opposizione, di aprire una nuova sfida sul terreno delle idee? Io credo che dobbiamo tentare di compiere una svolta. Dobbiamo rimetterci in campo, senza farci chiudere in un angolo e senza vivere una condizione minoritaria.
Sinistra e Libertà, nella quale mi riconosco, ha avuto poco tempo per far conoscere la sua proposta politica al Paese. E’ stata tra l’altro oscurata dai “media”, ed è stata ancora troppo divisa in ragione delle sue componenti interne e quindi ancora poco incisiva. Bisogna riconoscere, nel contempo, che è stata percepita dagli elettori, come una novità positiva nel panorama politico italiano e in alcune aree, come il mezzogiorno, ha superato il 5% di consenso. Questa esperienza non può essere abbandonata. Deve essere valorizzata e arricchita e deve sfociare in un nuovo partito della sinistra. Dobbiamo chiedere a tutti quelli che si ritengono di sinistra, che provengono dalle diverse culture: comunista, socialista, ambientalista, di chiudere una fase di conflittualità durata a lungo, chiudere definitivamente con una diaspora che ha prodotti danni enormi non solo alla politica ma anche al Paese. Il Popolo di Sinistra, ci chiede questo: Unità. Oggi la fase costituita dal cartello elettorale, si chiude e va aperta la fase del nuovo partito della sinistra che appare ormai urgente e irrinunciabile.

http://www.sinistraeliberta.it/sinistra-e-liberta-il-popolo-chiede-unita/

mercoledì 10 giugno 2009

Prime considerazioni sui risultati elettorali

Il mancato superamento della soglia elettorale del 4% da parte di almeno una delle due liste di sinistra e la consegunete esclusione dal Parlamento Europeo determinano senza senza dubbio una condizione frustrante, ma valutando i risultati delle elezioni del 6-7 giugno si può affermare che una sinistra, come corpo elettorale, esiste e presenta dei tratti di consistenza inaspettati.
L'affermazione della Lista Comunista in alcune province del Centro e del Sud (6,47 a Livorno, 8,13 a Reggio Calabria), la forza di Sinistra e Libertà in Puglia (6,93), nel Sud in generale (8,37 nella provincia di Crotone) e nel voto degli italiani all'estero (7,32), il raddoppio dell'elettorato rispetto alle politiche del 2008, il riconoscimento del PD - che ora ricomincia a guardare alla sua sinistra con un certo interesse - sono il segnale di una ripresa che deve essere agita positivamente. Certamente la mancata unità continua a determinare un'esclusione delle istituzioni che non giova all'attivazione di un processo di rivitalizzazione dello schieramento (e quindi la possibilità di incidere sulla politica nazionale ed europea), ma sul processo unitario andrebbero fatte alcune considerazioni critiche che riguardano la realistica realizzazione di una piattaforma programmatica condivisa, l'indirizzo ideale del progetto, la resa in termini di consenso.
Ciò che emerge difatti dalle dichiarazioni del dopo voto sono visioni e aspettative diverse da parte delle due sinistre: una esplicitamente anticapitalista, d'opposizione e che non vorrebbe rinunciare al simbolo della falce e martello; un'altra di respiro più liberale, aperta all'adesione di fasce elettorali eterogenee e più governista (tesa alla ricostruzione di una possibile alleanza col PD e, pare, con l'UDC). Già si prevede un defilarsi dei socialisti dal progetto di SeL, forse per tornare alla Rosa nel Pugno coi Radicali, e poi è risaputo che, tra gli elettori dello schieramento di Vendola, molti non vedrebbero bene un'apertura ai compagni di Rifondazione e ancor meno ai Comunisti Italiani. In questo senso i due progetti dovrebbero, per ora, cercare di restare autonomi ed essere consolidati; nello stesso tempo bisognerebbe pensare ad un coordinamento che veda tutte le forze di sinistra (e inclusivo dei movimenti) inividuare delle battaglie comuni in cui cimentarsi e contemporaneamente provare a determinare un processo federativo in una prospettiva elettorale. Quello che manca a sinistra è una aperto e trasparente dibattito sui temi, tra schieramenti diversi, e ciò restituisce un'immagine di eccessiva frammentazione. La costituzione di un tavolo permanente di confronto tra queste forze, per il rilancio di una politica alternativa, appare oggi auspicabile, anzi necessario.

Analisi cartografica del voto a sinistra

Siul sito demos.it è disponibile una sezione cartografica dedicata alle consultazioni del 6-7 giugno 2009. Una rassegna di mappe, dal titolo L’Italia a colori 2009. Analisi cartografica del voto europeo, ricostruisce la geografia elettorale emersa dal voto europeo e ne individua i mutamenti rispetto ai precedenti appuntamenti elettorali.
Riportiamo le carte relative ai risultati della Lista Comunista e Anticapitalista e di Sinistra e Libertà.




Per approfondimenti http://www.demos.it/a00301.php

martedì 9 giugno 2009

I risultati delle Elezioni Europee 2009

Nella tabella i risultati definitivi delle Elezioni Europee del 6-7 giugno 2009.