mercoledì 28 maggio 2014

Lista Tsipras: una prima analisi del voto

La Lista Tsipras ce l'ha fatta, non era scontato e non è stata complessivamente un'operazione facile portare la Lista oltre il 4%, soprattutto con il peso psicologico del voto utile che condiziona negli ultimi anni l'elettorato di sinistra. Quindi c'è da essere contenti, la sinistra c'è, ritorna ad essere rappresentata. In alcuni contesti ha ottenuto risultati molto positivi, con percentuali considerevoli, soprattutto nei contesti urbani dove le forme di comunicazione sono più differenziate e non si subisce l'esclusiva pressione della tv, da cui la Lista, per la campagna delle europee, è stata strategicamente estromessa. Buona anche la tenuta sul piano dell'organizzazione e del coordinamento tra comitati, che in molte zone sembra aver funzionato egregiamente (straordinario la sforzo per la raccolta di oltre 200mila firme).

Ma i risultati per le forze di sinistra, se letti in un'altra prospettiva, rivelano una situazione in ogni caso problematica. Se è vero che la sinistra nel suo complesso recupera qualche migliaio di voti rispetto alle elezioni Politiche del 2013, è altrettanto palese che nelle stesse elezioni per il rinnovo del Consiglio Europeo del 2009, essa aveva raccolto complessivamente 1.986.457 voti (1.034.730, 3,38% della Federazione della Sinistra e 951.727, 3,11% di Sel), 1.050.348 di voti in più del 2014. Da allora avrebbe quindi subito una variazione in negativo del 48,8%. Basti pensare, inoltre, che la Sinistra l'Arcobaleno - considerata un progetto fallimentare - alle Politiche del 2008 aveva ottenuto alla Camera 1.124.418 voti.

Inoltre, i vari soggetti politici di sinistra, alcuni dei quali hanno dato vita alla Lista, pur nel proficuo lavoro svolto per la campagna politica, restituiscono un quadro ancora parcellizzato, poco incline ad una prospettiva unitaria, se non in isolati proclami. In questo senso è necessaria una azione che dia seguito alle intenzioni espresse da chi tende alla costituzione di una nuova sinistra, che punti al lavoro comune, con l'obiettivo di riconnettere realtà che stentano a confrontarsi e a dialogare, non solo negli appuntamenti elettorali, ma permanentemente e con intenti condivisi.

mercoledì 21 maggio 2014

Costruire anche in Italia la sinistra europea


di Paolo Ferrero, "Il manifesto" del 21 maggio 2014

Siamo arri­vati agli ultimi giorni di cam­pa­gna elet­to­rale, quelli deci­sivi. Non solo per­ché una buona fetta dell’elettorato sce­glierà in que­sti giorni cosa votare, ma per­ché Renzi e Grillo stanno pun­tando tutte le loro carte sulla costru­zione di un bipo­la­ri­smo media­tico, per sca­te­nare la cam­pa­gna sul voto utile e cata­liz­zare con­sensi. Que­sto avviene in un con­te­sto in cui larga parte del popolo ita­liano vive una soli­tu­dine sof­fe­rente che non rie­sce a costi­tuirsi in sog­get­ti­vità, in movi­mento col­let­tivo.
La poli­tica viene così ridi­se­gnata dagli uomini della prov­vi­denza che pro­met­tono i mira­coli. In una per­fetta divi­sione di ruoli, l’intero spa­zio media­tico è occu­pato dall’uomo della prov­vi­denza che punta sulla spe­ranza e da quello che punta sulla rab­bia. La forza del popu­li­smo di governo e di oppo­si­zione sta pro­prio qui, nel met­tere a valore la pas­si­viz­za­zione di massa, pro­po­nendo una delega “all’uomo giu­sto”, in grado di risol­vere tutti i pro­blemi, con­tro i capri espia­tori indi­vi­duati di volta in volta. Non è un caso che Renzi — in nome del rispar­mio e della lotta alla casta — stia mano­met­tendo la Costi­tu­zione e ridu­cendo dra­sti­ca­mente la rap­pre­sen­ta­ti­vità demo­cra­tica delle isti­tu­zioni. Non è un caso che Renzi attac­chi la Cgil e il sin­da­cato in quanto tale: in un pro­cesso che punta a ridurre alla con­di­zione di sud­diti lavo­ra­tori e cit­ta­dini, ogni forma di orga­niz­za­zione sin­da­cale e di auto­noma rap­pre­sen­tanza dei lavo­ra­tori deve essere spaz­zata via.

Per que­sto la pro­po­sta di un’altra Europa con Tsi­pras non è solo una diversa pro­po­sta poli­tica ma una pro­po­sta alter­na­tiva a Renzi come a Grillo anche nella con­ce­zione della poli­tica e della demo­cra­zia. Non chie­diamo una delega all’uomo forte ma pro­po­niamo un per­corso in cui la costru­zione di una rap­pre­sen­tanza poli­tica della sini­stra si intrecci con la costru­zione di una sog­get­ti­vità poli­tica di massa. Que­sto è l’unico anti­doto con­tro le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste e il paral­lelo pro­cesso di pas­si­viz­za­zione auto­ri­ta­ria che riduce i cit­ta­dini a sud­diti. Per que­sto dovremo uti­liz­zare que­sti ultimi giorni, a par­tire dal pre­sti­gio e dal con­senso che abbiamo sin qui accu­mu­lato, per rove­sciare l’ordine del discorso pub­blico su due punti fon­da­men­tali. In primo luogo l’Europa così com’è è un disa­stro ma l’alternativa non è l’uscita dall’Europa magari con­dita dalla difesa della razza. Il pro­blema non è ’euro si o euro no’ ma la scon­fitta delle poli­ti­che neo­li­be­ri­ste e l’austerità.

In secondo luogo, per scon­fig­gere le poli­ti­che di auste­rità non bastano gli insulti, bat­tere più o meno forte i pugni sul tavolo o chiu­dersi in casa pro­pria. Serve la forza della mobi­li­ta­zione popo­lare, una grande forza che si ponga al livello a cui si sono orga­niz­zati ban­chieri e padroni. Per que­sto la lista un’altra Europa con Tsi­pras — a dif­fe­renza del M5S — non è pre­sente solo in Ita­lia: Tsi­pras è il can­di­dato pre­si­dente di tutte le forze della sini­stra euro­pea e que­sta coa­li­zione inter­na­zio­nale è indi­spen­sa­bile per costruire un movi­mento poli­tico di massa euro­peo e scon­fig­gere le poli­ti­che di auste­rità. La stessa sovra­nità nazio­nale degli stati deve essere uti­liz­zata in que­sta dire­zione e per que­sto pro­po­niamo che gli stati disob­be­di­scano ai trat­tati e alle diret­tive euro­pee che hanno effetti nega­tivi sui popoli: Renzi, invece di fare tea­tro, ritiri la firma dal fiscal com­pact e dichiari l’indisponibilità dell’Italia ad appli­care quel trattato.

Pro­pongo inol­tre che si dica chia­ra­mente che il voto alla lista Tsi­pras vale dop­pio: non solo per rove­sciare le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste ma per costruire la sini­stra in Ita­lia. Rifon­da­zione Comu­ni­sta pro­pone che dall’esperienza elet­to­rale parta un pro­cesso costi­tuente della sini­stra, che sarà tanto più age­vole quanto mag­giore sarà il suc­cesso della lista. Lavo­rare per fare Syriza anche in Ita­lia è l’impegno che ci assu­miamo ora e che con­fi­diamo possa essere con­di­viso da tutti e tutte coloro che si sono impe­gnati per il suc­cesso della lista e da molti altri. Uscire dalla seconda repub­blica senza cadere nel popu­li­smo signi­fica lavo­rare per costruire la sini­stra euro­pea anche in Ita­lia, signi­fica costruire — nel con­te­sto deci­sivo delle rela­zioni euro­pee — una sini­stra anti­li­be­ri­sta che si ponga l’obiettivo di assu­mere rela­zioni e dimen­sione di massa. Un pro­cesso che parta dall’alto e dal basso, un pro­cesso par­te­ci­pato, plu­rale e demo­cra­tico che si dia il tempo neces­sa­rio per dotarsi di una pro­pria sog­get­ti­vità. Per­ché non pos­siamo con­ti­nuare ad inse­guire le sca­denze elet­to­rali men­tre i rap­porti sociali e l’immaginario col­let­tivo ven­gono quo­ti­dia­na­mente pla­smati dai nostri nemici.

giovedì 13 febbraio 2014

Lista Tsipras, l’impossibile si può fare. Dipende da te


Paolo Flores d’Arcais, da il Fatto quotidiano, 13 febbraio 2014:
“È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”. Non è un sognatore a parlare così, ma un classico del più esigente realismo politico, Max Weber.
La lista della società civile alle prossime elezioni europee, il cui nome verrà deciso con una consultazione on line sul sito www.listatsipras.eu durante questo weekend, corrisponde alla lettera ai canoni di questo realismo.
Sembrava un’impresa impossibile, la solita velleità di qualche intellettuale che gioca all’engagement (così ghignavano i soloni dell’establishment). Eppure, in pochi giorni, 24 mila cittadini hanno aderito, non con una firma tanto per mettersi a posto la coscienza, ma offrendo disponibilità a essere protagonisti attivi nel lavoro organizzativo e comunicativo per realizzare questa lista. E in forme artigianali, dunque talvolta a tentoni e con inevitabili errori, si stanno organizzando fin nelle più piccole città.
D’altro canto, le adesioni più note (da fratel Arturo Paoli, 102 anni, medaglia d’oro per la sua azione durante la Resistenza, figura imprescindibile del cristianesimo contemporaneo, a Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, a Furio Colombo, Curzio Maltese, Adriano Prosperi, Lorenza Carlassare, Corrado Stajano, Moni Ovadia, Carlo Freccero. Andrea Scanzi, Luciano Canfora, Roberta De Monticelli, Ermanno Rea, Nadia Urbinati, Massimo Carlotto...) testimoniano di quanto sia ampio lo spettro dell’opinione pubblica che vive come una amputazione claustrofobica di democrazia la prospettiva che riduce la libertà di voto all’alternativa “o Renzi o Grillo”.
L’appello “l’Europa al bivio”, lanciato da Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Viale (e chi scrive), dopo la giornata italiana di Alexis Tsipras (il leader greco in testa ai sondaggi nel suo paese, e che sarà il candidato alla presidenza europea di questa lista) sta dunque diventando realtà. L’“impossibile” – una lista autonoma della società civile che sfondi lo sbarramento del 4% – si sta rivelando un possibile in via di raggiungimento. Un acuto giornalista come Riccardo Barenghi, inizialmente assai scettico, lo ha riconosciuto su La Stampa in una cronaca esemplare per onestà. E l’ammissione che la “linea Tsipras” è l’unica ragionevole perché l’Europa (quella dei cittadini) non tracolli sotto le cure micidiali della cancelliera Merkel e della finanza d’azzardo, ogni giorno che passa fa nuovi proseliti e tra breve diventerà senso comune.
Non solo fra gli economisti riformisti, ormai perfino dentro il Pd. Lo riconosce Civati nel suo blog, lo riconosce Fassina in un lungo articolo su il manifesto. Peccato che entrambi, con impavido sprezzo della logica aristotelica, restando nel confortevole calduccio del Pd, continuino a portare vasi alla Samo della “Grosse Koalition” europea che Merkel e Schulz (candidato del Pd) hanno già messo nella bisaccia. Ma il coraggio..., come diceva un personaggio del Manzoni, con quel che segue.
Cambiare l’Europa si può. Cambiamo l’Europa, con Tsipras, è quindi il realistico messaggio, affidato a ciascun cittadino. Perché la concreta possibilità non si vanifichi, guardiamo però il bicchiere mezzo vuoto. Le difficoltà. Gli ostacoli. Le insidie.
150 mila firme, di cui almeno 30 mila in ciascuna circoscrizione (compresa quella che riguarda solo Sicilia e Sardegna) e almeno 3 mila in ciascuna regione (compreso il Molise e la piccolissima Valle d’Aosta), certificate da notai o pubblici ufficiali comunali: sono una enormità. Esprimono la ferrea volontà dei partiti già rappresentati in Parlamento di difendere gelosamente il loro monopolio, sbarrando la porta alla società civile e alle sue liste.
Una enormità. Che però si può raggiungere. Se una parte rilevante dell’associazionismo democratico, impegnato in questi venti anni in una miriade di lotte locali e nazionali, spesso vittoriose e poi “tradite” per mancanza di rappresentanza (l’acqua pubblica, ad esempio) si mobiliterà pienamente.
Se i ventiquattromila cittadini che hanno firmato non aspetteranno che “dall’alto” (siamo quattro gatti!) arrivino risorse organizzative, ma inventeranno tutti i modi per auto-organizzarsi, utilizzando il sito www.listatsipras.eu per coordinarsi e moltiplicare le energie.
Se i piccoli partiti che vogliono davvero combattere, in Europa come in Italia, il regime asfittico delle larghe intese sosterranno questa iniziativa senza pregiudiziali.
Se il mondo della cultura e della scienza vedrà un ampliarsi ulteriore delle adesioni, e se quello del cinema, della musica, dello spettacolo, vedrà fiorire uno slancio di passione civile e di impegno lucido e generoso, tanto più essenziale quando il monopolio mediatico d’establishment cerca di annegare una iniziativa scomoda nel silenzio.
Mentre la politica “politicosa” dei palazzi continua nelle sue beghe di potere, questi “se” possono trasformarsi in altrettanti “sì”, dimostrando che c’è un mare di cittadini pronto a riprendersi la politica anziché rassegnarsi.

mercoledì 12 febbraio 2014

Lista Tsipras: comunicato di Sinistra Anticapitalista

Alcuni stralci del comunicato apparso sul sito di Sinistra Anticapitalista dal titolo "Lista Tsipras: potenzialità e limiti":
"La candidatura e il ruolo centrale di Tsipras nella costruzione della proposta, il riferimento alla rete di liste che si raccoglieranno anche in altri paesi attorno alla sua candidatura faranno sì che la lista che si formerà avrà un volto positivamente internazionalista, in contrasto sia con i ripiegamenti nazionali che con le politiche dell’austerità.
"[...] l’iniziativa si presenta fin d’ora capace di una certa credibilità, di un reale dinamismo nelle adesioni e con una potenzialità politica di partecipazione che non può essere sottovalutata. [...]. La figura di Tsipras, il riferimento alle lotte greche, un carattere sociale più marcato, una gestione più politica sono tutti fattori che possono renderla più attrattiva per aree della sinistra sociale e politica deluse, che vogliono però reagire al ripiegamento e alla passività.
"[Ma] al momento attuale gli elementi positivi che si possono intravvedere nella proposta sono ampiamente controbilanciati da ambiguità e da un profilo che si sta facendo molto meno convincente.
Ovviamente anche Sinistra Anticapitalista auspica che lo sbarramento antidemocratico non riesca ad impedire la presenza nelle istituzioni di proposte combattive e alternative, ma considera soprattutto che le elezioni, anche quelle europee, vadano utilizzate per portare a settori popolari più ampi un messaggio di speranza e diverso nei contenuti.
"Sinistra Anticapitalista, perciò, non aderisce alla lista in formazione, anche se vuole mantenere aperto un dialogo sul metodo e sui contenuti con tutte e tutti coloro che hanno partecipato e parteciperanno nelle prossime settimane alle discussione e alla organizzazione della lista.
"Quanto all’indicazione di voto, questa potrà essere definita quando il volto e il programma saranno chiari e saranno rese note le candidature.
"La partita di quale sarà il tipo di campagna non è ancora sciolto e anche da questo dipenderà una indicazione di voto.
"Sinistra Anticapitalista, in ogni caso, avrà una sua specifica campagna elettorale europea, con un’impostazione di fondo anticapitalista e internazionalista, incentrata contro le politiche dell’austerità, contro l’Europa del Fiscal compact, per l’unità delle lotte delle lavoratrici dei lavoratori, per la costruzione di un’altra Europa, così come ampiamente descritto nei nostri documenti recenti.
Leggi il comunicato integrale

martedì 11 febbraio 2014

I dieci punti di Tsipras


In sintesi gli elementi del programma di Tsipras:
Obiettivi:
1) Fine dell'austerità. Soluzione Comprensiva del debito. Reflazione coordinata delle economie
2) Trasformazione ecologica della produzione. Sostenibilità
3) Riforma delle politiche dell'immigrazione. Protezione dei diritti umani
Attuazione:
1) Superare le politiche di austerità
2) New Deal Europeo
3) Espansione dei prestiti diretti all'impresa
4) Politiche per la disoccupazione
5) Sospensione del nuovo sistema fiscale europeo
6) Costituzione di una vera banca europea
7) Bilanciamento macroeconomico
8) Istituzione di una Conferenza del Debito Europeo
9) Separazione delle attività commerciali e gli investimenti bancari
10) Tassare le attività speculative e offshore

I dieci punti di Tsipras

Furio Colombo sull'intervento di Tsipras al Valle

Dall'articolo Alexis Tsipras: Europa e Italia, la speranza parla greco di Furio Colombo (Il Fatto Quotidiano, 9 febbraio 2014)

[...] "Le proposte che il giovane deputato greco vuole condividere con la sua folla di militanti anziani di tante sinistre italiane che non sanno più dove andare o per chi votare, sono di due tipi: una strategia di salvezza da una crisi che non è affatto finita e che può fare ancora molte vittime. E un assetto diverso dell’Europa. Dunque una cosa è chiara, e appare subito opposta alle due mortali visioni italiane: l’Europa non si rinnega anche se ha imposto un percorso di errori. Ma gli errori non si venerano come se fossero le tavole di una legge superiore. Le democrazie si cambiano o si correggono con le elezioni.

"Il primo punto della intensa presentazione di Tsipras è il debito. Sotto il peso del debito, se l’Europa continua a esigerlo da implacabile esattore, come ai tempi di Dickens, ci sono Paesi destinati a morire. Come avevano detto e ripetuto, finora invano, i due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman, nessuna grande crisi, da quella del 1929 negli USA alla rinascita della Germania nell’ultimo dopoguerra, è mai avvenuta senza la remissione del debito.

"Quando si dice “piano Marshall per l’Europa” è di qui che bisogna partire: affrontare con una visione chiara e realistica il problema del debito che attanaglia tutti i Paesi del Sud e che gli stessi generatori del debito (governi, banche, classi agiate) tendono ad attribuire alla esosità dei poveri. Qui si colloca il tema immenso del costo del lavoro che Tsipras propone così: “Come salvare l’Europa dall’Europa”, visto che la minaccia non è la povertà (a meno di farla crescere invece di affrontarla) e non è il costo del lavoro, poiché isolando e abbandonando chi lavora si blocca ogni ripresa e si resta a languire nella deflazione. Il problema è una politica del lavoro che non esiste. E un controllo attento, intelligente, delle grandi risorse economiche, affinché non svaniscano, senza tasse, in pura finanza apolide.

"Nell’immaginazione realistica e concreta del deputato greco, il parlamento europeo dovrà avere un ruolo vero, vincolante, finora mai avuto. La attuale camera di consultazione che lascia libere le mani di tutti, e si espone alle decisioni di centri di potere extra-politici, legati a ben altri interessi, ci inchioda alla crisi. Tsipras introduce due concetti che non dovrebbero mancare nella campagna elettorale del maggio prossimo: il problema del debito, che non può essere abbandonato sulle spalle dei poveri, del lavoro e di una nuova vasta classe di esclusi. E i Paesi del Sud, che sono indispensabili all’Europa ma usati troppo facilmente come capri espiatori e colpevoli perenni, esposti a un giudizio e a una condanna senza fine". [...]

lunedì 10 febbraio 2014

Anche Sel a sostegno di Tsipras


Nicola Fratoianni spiega ad Affaritaliani.it come Sel sta organizzando la lista unitaria a sostegno di Tsipras: "Quella che stiamo organizzando non è una coalizione di partiti, né una somma di sigle, ma una lista unitaria che sostenga Tsipras alle prossime Europee". Nicola Fratoianni, deputato di Sel, è uno di quelli che più si è speso perché al congresso di Riccione il partito guidato da Vendola scegliesse di sostenere Tsipras. "Vogliamo creare una lista di amministratori locali e pezzi della società civile sostenuti da Sel, come da altri partiti". E sul criterio di definizione del simbolo: "Pubblicheremo alcune proposte che ruotano attorno al tema dell'altra Europa e faremo una consultazione online"[...] "Sel ha fatto un congresso, vero e interessante. Alla fine abbiamo scelto, a larghissima maggioranza, di sostenere Tsipras e di provare a costruire una vasta lista unitaria in Italia per sostenere la sua candidatura. Il 15 febbraio, all'Assemblea nazionale di Sel che eleggerà i gruppi dirigenti, prenderemo anche una decisone definitiva sulla partecipazione a questa lista".

Lista Tsipras: la posizione dei Comunisti Italiani


Csare Procaccini (PdCI): "Gravissima ed irresponsabile l'azione del governo Alfano/Letta". Questo il giudizio di Cesare Procaccini, segretario del Pdci, al termine dei lavori del Comitato Centrale. "E' nostro dovere - continua Procaccini - ridare forza alla sinistra per rispondere, con proposte di giustizia ed eguaglianza, all'attacco che le politiche di austerity portano alle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori e dei giovani. E' a causa di queste politiche se oggi c'è nel Paese un profondo immiserimento e un acuirsi a dismisura delle diseguaglianze: pochi sempre più ricchi, la maggioranza sempre più povera. Si tratta di scelte politiche non più tollerabili che hanno ridotto il tessuto produttivo all'agonia, in alcuni casi allo sfascio. Noi comunisti non assiteremo senza reagire allo sfascio e alla diseguaglianza. Per questo il Comitato Centrale del Pdci si è espresso a favore dell'impegno del partito per la costruzione di un fronte, che chiameremo Sinistra del Lavoro, assieme ad altre forze politiche, movimenti e associazioni: si tratta di una proposta che si rivolge al mondo del lavoro e che vuole fare del lavoro e dello sviluppo il nodo centrale della sua azione. Il Comitato Centrale - aggiunge Procaccini - ha inoltre deciso l'adesione del Pdci alla Lista Tsipras che si presenterà alle elezioni europee collocata nel gruppo del Gue. Abbiamo nei confronti di Alexis Tsipras un rapporto di grande stima e fiducia. Il segretario di Syriza, il secondo partito in Grecia che i sondaggi indicano come il prossimo vincitore, è un uomo di sinistra, strenuo oppositore delle ricette neoliberiste che hanno ridotto la popolazione greca in condizioni di estrema povertà. Ci muoveremo quindi in due direzioni, conclude Procaccini: da una parte, con Sinistra del lavoro, una prima ricomposizione unitaria di forze di sinistra, per intervenire nel tessuto sociale disastrato. Dall'altra, con la lista di Tsipras, con l'obiettivo di mutare radicalmente il carattere, la fisionomia stessa di un'Europa che non porta sviluppo ma solo miseria e distruzione".

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Revelli, la sinistra e la mossa del cavallo


Revelli: "Credo che l’unica strada sia quella di un appello indipendente, esplicitamente autonomo, su un discorso molto ampio e molto aperto, che individua quello che Tsipras e il suo partito rappresentano e che chieda di appoggiare quella candidatura senza necessariamente identificarsi con l’integralità di quell’appello ma appunto sostenendo il leader di Syriza. Ricostruendo uno spazio di convergenza all’interno del quale tutti coloro che pensano che avere il leader della sinistra greca, anziché il rappresentante delle larghe intese tedesche, alla guida dell’Europa come progetto, come segnale, come presa di posizione, sia importante".
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domenica 9 febbraio 2014

Tsipras: «Europa, cambieremo gli equilibri. E al Pse: i piccoli passi non bastano»

«Vogliamo cam­biare gli equi­li­bri per cam­biare l’Europa. La nostra posi­zione è chiara. Il pro­blema sem­mai è dei social­de­mo­cra­tici che a parole cri­ti­cano l’Europa dell’austerità ma ne hanno con­di­viso tutte le scelte». Ieri, secondo giorno della tappa ita­liana del suo tour elet­to­rale, il lea­der greco Ale­xis Tsi­pras par­te­cipa all’esecutivo del par­tito della sini­stra euro­pea (Se) di cui è vice­pre­si­dente. 29 par­titi, ospiti di Paolo Fer­rero del Prc («Dob­biamo rom­pere la finta alter­na­tiva fra euro­pei­sti libe­ri­sti e destre anti-euro, due forme di oscu­ran­ti­smo. La scom­messa è unire tutti quelli che cre­dono in que­sto pro­getto»); fra gli altri ci sono Pierre Lau­rent del fran­cese Pcf, la spa­gnola Maite Mola del Pce-Izquierda Unida (che lan­cia un’iniziativa comune con­tro la legge anti-aborto del governo Rajoy), i diri­genti della tede­sca Linke e del Bloco de Esquerda por­to­ghese. L’esecutivo torna a riu­nirsi oggi, ma ha già annun­ciato per il 10 aprile un ver­tice a Bru­xel­les sul debito.
[da Il Manifesto, 9/2/2014]
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sabato 8 febbraio 2014

Sinistra Anticapitalista per una lista alternativa


"In queste settimane molte forze e diversi gruppi sociali ed intellettuali si sono mossi per costruire, intorno alla figura di Tsipras e nel riferimento al ruolo di Syriza in Grecia, una lista alternativa pur all’interno di un percorso abbastanza accidentato in cui si sono manifestate anche forzature e tentativi di affermare primogeniture od esclusioni, ma in cui la discussione ha coinvolto a tutto campo migliaia di compagne e compagni. Noi consideriamo positivi tutti gli sforzi per la costruzione di una lista di sinistra chiaramente alternativa al PD e quindi al PSE"

martedì 4 febbraio 2014

Elezioni europee, Tsipras e il Mediterraneo

di Piero Bevilacqua – "Il manifesto"

La trap­pola in cui si trova inca­strata l’Italia è ormai evi­dente non solo ai tec­nici e ai poli­tici che hanno con­tri­buito a costruirla. Da una parte è vin­co­lata ai ceppi della moneta unica e a una poli­tica di auste­rità per­fino costi­tu­zio­nal­mente impo­sta, dall’altra ha una strada sbar­rata: l’impossibilità di uscire dall’euro e di ritro­vare la pro­pria auto­no­mia mone­ta­ria senza un col­lasso economico-finanziario di impre­ve­di­bili pro­por­zioni. Il nostro Paese, come altri dell’Unione, subi­sce oggi una dop­pia per­dita di sovranità.
Da una parte pati­sce quel che pati­scono tutte le realtà nazio­nali: la cre­scente sot­tra­zione di potere da parte delle nuove feu­da­lità finan­zia­rie inter­na­zio­nali. Come un tempo i baroni insi­dia­vano il potere del re sul ter­ri­to­rio, allo stesso modo grandi ban­che e finanza occulta – « gli ignoti sovrani », come li chiama Guido Rossi — con­di­zio­nano la vita e la poli­tica eco­no­mica dei governi. Ma al tempo stesso noi, come gli altri stati d’Europa, abbiamo per­duto lo stru­mento che da mil­lenni, insieme alla forza mili­tare, fonda la sovra­nità degli stati: la moneta. Ora, qua­lun­que uomo di stato – figura di cui in Ita­lia si è persa trac­cia e temiamo anche la “semenza” — da tempo avrebbe indi­riz­zato i pro­pri sforzi a rac­cor­dare le forze euro­pee inte­res­sate a com­bat­tere la guerra di distru­zione sociale ingag­giata dalla Troika e dalla Ger­ma­nia con­tro l’Unione. I gover­nanti ita­liani avreb­bero dovuto man­te­nere con­tatti feb­brili non solo con la Fran­cia, ma anche con la Spa­gna, con la Gre­cia, con il Por­to­gallo, con l’Irlanda E non solo con i loro governi, anche con i loro popoli, la loro gio­ventù, get­tati nella dispe­ra­zione dalla crisi e dalla poli­tica di auste­rità. Avreb­bero dovuto con­tra­stare una pra­tica auto­ri­ta­ria di governo dell’Unione con la forza e la mobi­li­ta­zione di una parte vasta di popoli che ne fanno parte. Certo, ai poli­tici nostrani que­sta sarebbe apparsa come una ini­zia­tiva popu­li­stica: ci si muove attra­verso le isti­tu­zioni rap­pre­sen­ta­tive, non si mobi­lita il popolo. Ma que­sto popolo, come ricorda Fitoussi nel Teo­rema del lam­pione, vede ormai da troppo tempo la poli­tica eco­no­mica dell’Unione «indi­pen­dente da ogni pro­cesso demo­cra­tico». E si può costruire un grande edi­fi­cio sovra­na­zio­nale senza mobi­li­tare le grandi masse dei vari paesi? In realtà l’Unione sta can­cel­lando la più grande pagina di eman­ci­pa­zione poli­tica della seconda metà del ‘900: l’avvento della demo­cra­zia. Vale a dire la società demo­cra­tica, quella avan­zata forma di vita asso­ciata che nasce dopo la seconda guerra mon­diale. Nasce allora, per­ché quelle pre­ce­denti, a parte fasci­smo e nazi­smo, anche in Usa, erano solo società liberali.
Ma oggi in Ita­lia l’ iner­zia e il vuoto tra­me­stìo da parte delle forze del centro-sinistra e del governo in carica, si com­bi­nano con un atteg­gia­mento atten­di­sta e con una inet­ti­tu­dine di mano­vra che sgo­menta. Si crede di esor­ciz­zare il sisma sociale che va sgre­to­lando il paese annun­ciando riprese pros­sime ven­ture, uscite dai tun­nel, scatti, cre­scita, ecc. con­su­mando 9 mesi per rifor­mare l’Imu: con l’effetto di non cam­biare nulla della pres­sione fiscale, e aggiun­gendo sup­ple­men­tari e fru­stranti dif­fi­coltà al cit­ta­dino con­tri­buente. Un’altra ban­die­rina pub­bli­ci­ta­ria recente è il seme­stre euro­peo dell’Italia, che natu­ral­mente non cam­bierà asso­lu­ta­mente nulla della nostra sorte, come nulla hanno cam­biato i pre­ce­denti seme­stri per i paesi di turno. Pura poli­tica degli annunci, la sola dimen­sione in cui pare essersi rifu­giata la super­stite crea­ti­vità del ceto poli­tico del nostro tempo. Ma nulla auto­rizza svolte e riprese senza un cam­bia­mento radi­cale della poli­tica dell’Unione. Usando pru­den­tis­simi con­di­zio­nali, il Bol­let­tino di gen­naio della Banca d’Italia ricorda impla­ca­bile: «il miglio­ra­mento dell’economia si tra­smet­te­rebbe con i con­sueti ritardi alle con­di­zioni del mer­cato del lavoro:l’occupazione potrebbe tor­nare a espan­dersi solo nel 2015». Il «2015»! «potrebbe»!
Sul piano poli­tico non è chi non veda il grande peri­colo che è davanti a noi. Oggi in Ita­lia, a cri­ti­care in maniera radi­cale e con­vin­cente la poli­tica auto­ri­ta­ria e anti­po­po­lare della Ue è la destra e il movi­mento 5 Stelle. L’irresponsabile “senso di respon­sa­bi­lità” del cen­tro sini­stra sta con­se­gnando alla destra la cri­tica all’austerità, que­sto ter­reno irri­nun­cia­bile per sal­vare il nostro paese e la stessa Unione. Di que­sto passo il governo Letta pre­para le con­di­zione di un suc­cesso elet­to­rale del cen­tro destra dagli esiti imprevedibili.
Di fronte a que­sto sce­na­rio uno spi­ra­glio impor­tante si apre con le pros­sime ele­zioni euro­pee. La can­di­da­tura a pre­si­dente del Par­la­mento di Ale­xis Tsi­pras — cal­deg­giato, su que­sto gior­nale, da molti com­pa­gni e pro­mosso ora da un impor­tante gruppo di intel­let­tuali (il mani­fe­sto, 18 gen­naio) — incarna una scelta poli­tica densa di signi­fi­cati e di oppor­tu­nità. Tsi­pras e non Mar­tin Schulz – degna per­sona – per­ché il lea­der tede­sco è il rap­pre­sen­tante di una par­tito, la Sdp, che ha scam­biato, entrando nel governo di coa­li­zione, i van­taggi nazio­nali per il pro­prio elet­to­rato con l’accettazione della poli­tica di auste­rità soste­nuta dalla Cdu e dalla Mer­kel. Una scelta aper­ta­mente anti­eu­ro­pea, di egoi­smo nazio­na­li­stico simile (non nella gra­vità, ma nella con­dotta poli­tica) a quella del 1914, che portò i socia­li­sti tede­schi ad appog­giare l’entrata in guerra del loro paese. Come oppor­tu­na­mente ricor­dato da Gad Ler­ner (Repub­blica, 4. 1. 2014). Una can­di­da­tura, aggiun­giamo, calata dall’alto, senza nes­suna con­trat­ta­zione, assun­zione di impe­gni, senza nes­sun son­dag­gio dell’opinione del popolo della sinistra.
Ma Tsi­pras merita il nostro appog­gio anche per altre ragioni. Non solo per­chè incarna una cri­tica radi­cale ma costrut­tiva nei con­fronti dell’Unione. Egli è il lea­der di Syriza, un par­tito che ha con­se­guito il 16% dei con­sensi, gra­zie a una paziente poli­tica di tes­si­tura delle disperse forze della sini­stra greca. Syriza è una lezione per tutti noi. Per noi che costi­tuiamo, senza dub­bio, una delle costel­la­zioni politico-intellettuali fra le più varie­gate e crea­tive dell’Occidente, ma non riu­sciamo a soli­di­fi­care la nostra fluida vita­lità in un orga­ni­smo uni­ta­rio e potente. Abbiamo svi­lup­pato sino al paros­si­smo il gusto della distin­zione e della dif­fe­renza e abbiamo per­duto l’intelligenza stra­te­gica che ci con­se­gnava la tra­di­zione comu­ni­sta ita­liana: la ricerca dell ‘unità. La ricom­po­si­zione delle diver­sità e dei con­flitti interni come oriz­zonte impre­scin­di­bile per scon­fig­gere l’avversario.
Qual­cuno ricorda che Gram­sci volle chia­mare Unità il gior­nale del suo par­tito? Ma c’è un’ altra ragione, di grande por­tata, da aggiun­gere alle tante che nelle ultime set­ti­mane sono state espresse, per la quale dob­biamo soste­nere Tsi­pras. Anche la cam­pa­gna elet­to­rale in suo favore deve essere un primo passo per ripren­dere il dia­logo tra l’Europa e i paesi che si affac­ciano sul Medi­ter­ra­neo. Oggi il Mare Nostrum, il cuore di una delle più fio­renti civiltà della sto­ria, è diven­tato per que­sta “Europa caro­lin­gia” un foco­laio di disor­dine migra­to­rio, un pro­blema di poli­zia fron­ta­liera. Eppure, già dalla metà degli anni ‘8o del secolo pas­sato, Fran­cia e Spa­gna ave­vano avviato una timida poli­tica di coo­pe­ra­zione con alcuni paesi africani.
Le ini­zia­tive sono cul­mi­nate nel 1995, dando corso al cosid­detto “pro­cesso di Bar­cel­lona”, che pur con molti limiti e par­zia­lità, avviava un nuovo pro­ta­go­ni­smo medi­ter­ra­neo dell’Europa. Tutto pare finito. Oggi il mondo arabo viene per­ce­pito dall’opinione pub­blica occi­den­tale come una fucina ingo­ver­na­bile di fon­da­men­ta­li­smi. Si inter­pre­tano i suoi estre­mi­smi come la sem­plice evo­lu­zione di una reli­gione intol­le­rante al cospetto della moder­nità. In realtà essi costi­tui­scono in gran parte la rea­zione irra­zio­nale e distrut­tiva alla vio­lenza mul­ti­forme dell’Occidente. Alla oltrag­giosa mer­ci­fi­ca­zione della vita dei suoi modelli cul­tu­rali, oltre che e ai vec­chi e nuovi soprusi colo­niali. Oggi l’Europa medi­ter­ra­nea deve ela­bo­rare la sua verità sto­rica. Non pos­siamo con­ti­nuare ad asse­con­dare la vul­gata ame­ri­cana sul Medio­riente. Non pos­siamo dimen­ti­care che lo stato di Israele ha vio­lato le riso­lu­zioni del Con­si­glio di sicu­rezza dell’Onu per oltre 70 volte , togliendo pre­sti­gio e legit­ti­mità a que­sto orga­ni­smo, creando uno stato di ille­ga­lità per­ma­nente nelle rela­zioni inter­na­zio­nali del nostro tempo. Non pos­siamo sor­vo­lare sulla diso­ne­stà siste­mica dei governi Usa, che per 60 anni hanno tenuto in piedi fan­tocci dit­ta­to­riali utili alla diplo­ma­zia impe­riale ed “espor­tato demo­cra­zia”, quando è sem­brato con­ve­niente, con i bom­bar­da­menti aerei e il mas­sa­cro delle popo­la­zioni. Non è pos­si­bile pen­sare che tale poli­tica non crei rea­zioni vio­lente, rin­fo­co­lando divi­sioni interne, riva­lità etni­che, ter­ro­ri­smo. Non è pos­si­bile dia­lo­gare con popoli tenuti per secoli sotto lo scar­pone colo­niale con i vec­chi schemi novecenteschi.
Oggi dob­biamo ela­bo­rare un nuovo dia­logo con que­sti paesi, di coo­pe­ra­zione pari­ta­ria, di aiuti, di crea­zione di con­di­zioni di benes­sere. L’evoluzione di un grande con­ti­nente, l’Africa, che peserà sul destino dell’Europa, dipende anche dalle nostre scelte. Per­ciò la sini­stra che guarda al Medi­ter­ra­neo può essere por­ta­trice di nuovi ed esal­tanti oriz­zonti di poli­tica estera. Per que­sta via essa può ren­dere evi­dente sino al ridi­colo la pochezza dei tec­no­crati che ci gover­nano, mostrare che l’avvenire del Con­ti­nente è finita in mano ai sacer­doti di un culto defunto.

venerdì 31 gennaio 2014

Il lavoro da fare


[...] Per tutti noi che abbiamo ade­rito e per quelli che ade­ri­ranno a que­sto pro­getto le cose comin­ciano dun­que ora. È asso­lu­ta­mente neces­sa­rio orga­niz­zarci al più pre­sto, per­ché il tempo stringe e le cose da fare sono tan­tis­sime. [...]

Domani su Il Manifesto

mercoledì 29 gennaio 2014

Tsipras, nella crisi l’occasione di una svolta


Elezioni europee. Tutti i limiti da superare, di Loris Caruso (Il Manifesto)

Quello che sta suc­ce­dendo attorno all’idea di costruire una lista Tsi­pras per le ele­zioni euro­pee è impor­tante e per certi versi ine­dito. Per la prima volta da molti anni c’è in Ita­lia un pro­getto che potrebbe aggre­gare sog­getti e orga­niz­za­zioni spesso con­flit­tuali tra loro, tra­scen­dendo la tra­di­zio­nale area di rife­ri­mento della sini­stra radi­cale di par­tito. Si va, tra pro­mo­tori e inte­res­sati, dalla sini­stra radi­cale (Rifon­da­zione e Alba) a un’area tra­di­zio­nal­mente più vicina al cen­tro­si­ni­stra (Bar­bara Spi­nelli), a orga­niz­za­zioni di movi­mento soli­ta­mente avverse ai mec­ca­ni­smi della rap­pre­sen­tanza (Negri e Mez­za­dra, Glo­bal­pro­ject), agli intel­let­tuali di cui il mani­fe­sto ha pub­bli­cato l’appello. La rile­vanza che l’iniziativa può assu­mere, vista anche la fase di tran­si­zione del sistema poli­tico ita­liano, è ulte­rior­mente testi­mo­niata dall’esito del con­gresso di Sel, che si avvi­cina all’ipotesi Tsi­pras soprat­tutto su pres­sione della pro­pria base.La novità è quindi impor­tante.