mercoledì 28 maggio 2014

Lista Tsipras: una prima analisi del voto

La Lista Tsipras ce l'ha fatta, non era scontato e non è stata complessivamente un'operazione facile portare la Lista oltre il 4%, soprattutto con il peso psicologico del voto utile che condiziona negli ultimi anni l'elettorato di sinistra. Quindi c'è da essere contenti, la sinistra c'è, ritorna ad essere rappresentata. In alcuni contesti ha ottenuto risultati molto positivi, con percentuali considerevoli, soprattutto nei contesti urbani dove le forme di comunicazione sono più differenziate e non si subisce l'esclusiva pressione della tv, da cui la Lista, per la campagna delle europee, è stata strategicamente estromessa. Buona anche la tenuta sul piano dell'organizzazione e del coordinamento tra comitati, che in molte zone sembra aver funzionato egregiamente (straordinario la sforzo per la raccolta di oltre 200mila firme).

Ma i risultati per le forze di sinistra, se letti in un'altra prospettiva, rivelano una situazione in ogni caso problematica. Se è vero che la sinistra nel suo complesso recupera qualche migliaio di voti rispetto alle elezioni Politiche del 2013, è altrettanto palese che nelle stesse elezioni per il rinnovo del Consiglio Europeo del 2009, essa aveva raccolto complessivamente 1.986.457 voti (1.034.730, 3,38% della Federazione della Sinistra e 951.727, 3,11% di Sel), 1.050.348 di voti in più del 2014. Da allora avrebbe quindi subito una variazione in negativo del 48,8%. Basti pensare, inoltre, che la Sinistra l'Arcobaleno - considerata un progetto fallimentare - alle Politiche del 2008 aveva ottenuto alla Camera 1.124.418 voti.

Inoltre, i vari soggetti politici di sinistra, alcuni dei quali hanno dato vita alla Lista, pur nel proficuo lavoro svolto per la campagna politica, restituiscono un quadro ancora parcellizzato, poco incline ad una prospettiva unitaria, se non in isolati proclami. In questo senso è necessaria una azione che dia seguito alle intenzioni espresse da chi tende alla costituzione di una nuova sinistra, che punti al lavoro comune, con l'obiettivo di riconnettere realtà che stentano a confrontarsi e a dialogare, non solo negli appuntamenti elettorali, ma permanentemente e con intenti condivisi.

mercoledì 21 maggio 2014

Costruire anche in Italia la sinistra europea


di Paolo Ferrero, "Il manifesto" del 21 maggio 2014

Siamo arri­vati agli ultimi giorni di cam­pa­gna elet­to­rale, quelli deci­sivi. Non solo per­ché una buona fetta dell’elettorato sce­glierà in que­sti giorni cosa votare, ma per­ché Renzi e Grillo stanno pun­tando tutte le loro carte sulla costru­zione di un bipo­la­ri­smo media­tico, per sca­te­nare la cam­pa­gna sul voto utile e cata­liz­zare con­sensi. Que­sto avviene in un con­te­sto in cui larga parte del popolo ita­liano vive una soli­tu­dine sof­fe­rente che non rie­sce a costi­tuirsi in sog­get­ti­vità, in movi­mento col­let­tivo.
La poli­tica viene così ridi­se­gnata dagli uomini della prov­vi­denza che pro­met­tono i mira­coli. In una per­fetta divi­sione di ruoli, l’intero spa­zio media­tico è occu­pato dall’uomo della prov­vi­denza che punta sulla spe­ranza e da quello che punta sulla rab­bia. La forza del popu­li­smo di governo e di oppo­si­zione sta pro­prio qui, nel met­tere a valore la pas­si­viz­za­zione di massa, pro­po­nendo una delega “all’uomo giu­sto”, in grado di risol­vere tutti i pro­blemi, con­tro i capri espia­tori indi­vi­duati di volta in volta. Non è un caso che Renzi — in nome del rispar­mio e della lotta alla casta — stia mano­met­tendo la Costi­tu­zione e ridu­cendo dra­sti­ca­mente la rap­pre­sen­ta­ti­vità demo­cra­tica delle isti­tu­zioni. Non è un caso che Renzi attac­chi la Cgil e il sin­da­cato in quanto tale: in un pro­cesso che punta a ridurre alla con­di­zione di sud­diti lavo­ra­tori e cit­ta­dini, ogni forma di orga­niz­za­zione sin­da­cale e di auto­noma rap­pre­sen­tanza dei lavo­ra­tori deve essere spaz­zata via.

Per que­sto la pro­po­sta di un’altra Europa con Tsi­pras non è solo una diversa pro­po­sta poli­tica ma una pro­po­sta alter­na­tiva a Renzi come a Grillo anche nella con­ce­zione della poli­tica e della demo­cra­zia. Non chie­diamo una delega all’uomo forte ma pro­po­niamo un per­corso in cui la costru­zione di una rap­pre­sen­tanza poli­tica della sini­stra si intrecci con la costru­zione di una sog­get­ti­vità poli­tica di massa. Que­sto è l’unico anti­doto con­tro le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste e il paral­lelo pro­cesso di pas­si­viz­za­zione auto­ri­ta­ria che riduce i cit­ta­dini a sud­diti. Per que­sto dovremo uti­liz­zare que­sti ultimi giorni, a par­tire dal pre­sti­gio e dal con­senso che abbiamo sin qui accu­mu­lato, per rove­sciare l’ordine del discorso pub­blico su due punti fon­da­men­tali. In primo luogo l’Europa così com’è è un disa­stro ma l’alternativa non è l’uscita dall’Europa magari con­dita dalla difesa della razza. Il pro­blema non è ’euro si o euro no’ ma la scon­fitta delle poli­ti­che neo­li­be­ri­ste e l’austerità.

In secondo luogo, per scon­fig­gere le poli­ti­che di auste­rità non bastano gli insulti, bat­tere più o meno forte i pugni sul tavolo o chiu­dersi in casa pro­pria. Serve la forza della mobi­li­ta­zione popo­lare, una grande forza che si ponga al livello a cui si sono orga­niz­zati ban­chieri e padroni. Per que­sto la lista un’altra Europa con Tsi­pras — a dif­fe­renza del M5S — non è pre­sente solo in Ita­lia: Tsi­pras è il can­di­dato pre­si­dente di tutte le forze della sini­stra euro­pea e que­sta coa­li­zione inter­na­zio­nale è indi­spen­sa­bile per costruire un movi­mento poli­tico di massa euro­peo e scon­fig­gere le poli­ti­che di auste­rità. La stessa sovra­nità nazio­nale degli stati deve essere uti­liz­zata in que­sta dire­zione e per que­sto pro­po­niamo che gli stati disob­be­di­scano ai trat­tati e alle diret­tive euro­pee che hanno effetti nega­tivi sui popoli: Renzi, invece di fare tea­tro, ritiri la firma dal fiscal com­pact e dichiari l’indisponibilità dell’Italia ad appli­care quel trattato.

Pro­pongo inol­tre che si dica chia­ra­mente che il voto alla lista Tsi­pras vale dop­pio: non solo per rove­sciare le poli­ti­che neo­li­be­ri­ste ma per costruire la sini­stra in Ita­lia. Rifon­da­zione Comu­ni­sta pro­pone che dall’esperienza elet­to­rale parta un pro­cesso costi­tuente della sini­stra, che sarà tanto più age­vole quanto mag­giore sarà il suc­cesso della lista. Lavo­rare per fare Syriza anche in Ita­lia è l’impegno che ci assu­miamo ora e che con­fi­diamo possa essere con­di­viso da tutti e tutte coloro che si sono impe­gnati per il suc­cesso della lista e da molti altri. Uscire dalla seconda repub­blica senza cadere nel popu­li­smo signi­fica lavo­rare per costruire la sini­stra euro­pea anche in Ita­lia, signi­fica costruire — nel con­te­sto deci­sivo delle rela­zioni euro­pee — una sini­stra anti­li­be­ri­sta che si ponga l’obiettivo di assu­mere rela­zioni e dimen­sione di massa. Un pro­cesso che parta dall’alto e dal basso, un pro­cesso par­te­ci­pato, plu­rale e demo­cra­tico che si dia il tempo neces­sa­rio per dotarsi di una pro­pria sog­get­ti­vità. Per­ché non pos­siamo con­ti­nuare ad inse­guire le sca­denze elet­to­rali men­tre i rap­porti sociali e l’immaginario col­let­tivo ven­gono quo­ti­dia­na­mente pla­smati dai nostri nemici.

giovedì 13 febbraio 2014

Lista Tsipras, l’impossibile si può fare. Dipende da te


Paolo Flores d’Arcais, da il Fatto quotidiano, 13 febbraio 2014:
“È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”. Non è un sognatore a parlare così, ma un classico del più esigente realismo politico, Max Weber.
La lista della società civile alle prossime elezioni europee, il cui nome verrà deciso con una consultazione on line sul sito www.listatsipras.eu durante questo weekend, corrisponde alla lettera ai canoni di questo realismo.
Sembrava un’impresa impossibile, la solita velleità di qualche intellettuale che gioca all’engagement (così ghignavano i soloni dell’establishment). Eppure, in pochi giorni, 24 mila cittadini hanno aderito, non con una firma tanto per mettersi a posto la coscienza, ma offrendo disponibilità a essere protagonisti attivi nel lavoro organizzativo e comunicativo per realizzare questa lista. E in forme artigianali, dunque talvolta a tentoni e con inevitabili errori, si stanno organizzando fin nelle più piccole città.
D’altro canto, le adesioni più note (da fratel Arturo Paoli, 102 anni, medaglia d’oro per la sua azione durante la Resistenza, figura imprescindibile del cristianesimo contemporaneo, a Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte costituzionale, a Furio Colombo, Curzio Maltese, Adriano Prosperi, Lorenza Carlassare, Corrado Stajano, Moni Ovadia, Carlo Freccero. Andrea Scanzi, Luciano Canfora, Roberta De Monticelli, Ermanno Rea, Nadia Urbinati, Massimo Carlotto...) testimoniano di quanto sia ampio lo spettro dell’opinione pubblica che vive come una amputazione claustrofobica di democrazia la prospettiva che riduce la libertà di voto all’alternativa “o Renzi o Grillo”.
L’appello “l’Europa al bivio”, lanciato da Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Marco Revelli, Barbara Spinelli, Guido Viale (e chi scrive), dopo la giornata italiana di Alexis Tsipras (il leader greco in testa ai sondaggi nel suo paese, e che sarà il candidato alla presidenza europea di questa lista) sta dunque diventando realtà. L’“impossibile” – una lista autonoma della società civile che sfondi lo sbarramento del 4% – si sta rivelando un possibile in via di raggiungimento. Un acuto giornalista come Riccardo Barenghi, inizialmente assai scettico, lo ha riconosciuto su La Stampa in una cronaca esemplare per onestà. E l’ammissione che la “linea Tsipras” è l’unica ragionevole perché l’Europa (quella dei cittadini) non tracolli sotto le cure micidiali della cancelliera Merkel e della finanza d’azzardo, ogni giorno che passa fa nuovi proseliti e tra breve diventerà senso comune.
Non solo fra gli economisti riformisti, ormai perfino dentro il Pd. Lo riconosce Civati nel suo blog, lo riconosce Fassina in un lungo articolo su il manifesto. Peccato che entrambi, con impavido sprezzo della logica aristotelica, restando nel confortevole calduccio del Pd, continuino a portare vasi alla Samo della “Grosse Koalition” europea che Merkel e Schulz (candidato del Pd) hanno già messo nella bisaccia. Ma il coraggio..., come diceva un personaggio del Manzoni, con quel che segue.
Cambiare l’Europa si può. Cambiamo l’Europa, con Tsipras, è quindi il realistico messaggio, affidato a ciascun cittadino. Perché la concreta possibilità non si vanifichi, guardiamo però il bicchiere mezzo vuoto. Le difficoltà. Gli ostacoli. Le insidie.
150 mila firme, di cui almeno 30 mila in ciascuna circoscrizione (compresa quella che riguarda solo Sicilia e Sardegna) e almeno 3 mila in ciascuna regione (compreso il Molise e la piccolissima Valle d’Aosta), certificate da notai o pubblici ufficiali comunali: sono una enormità. Esprimono la ferrea volontà dei partiti già rappresentati in Parlamento di difendere gelosamente il loro monopolio, sbarrando la porta alla società civile e alle sue liste.
Una enormità. Che però si può raggiungere. Se una parte rilevante dell’associazionismo democratico, impegnato in questi venti anni in una miriade di lotte locali e nazionali, spesso vittoriose e poi “tradite” per mancanza di rappresentanza (l’acqua pubblica, ad esempio) si mobiliterà pienamente.
Se i ventiquattromila cittadini che hanno firmato non aspetteranno che “dall’alto” (siamo quattro gatti!) arrivino risorse organizzative, ma inventeranno tutti i modi per auto-organizzarsi, utilizzando il sito www.listatsipras.eu per coordinarsi e moltiplicare le energie.
Se i piccoli partiti che vogliono davvero combattere, in Europa come in Italia, il regime asfittico delle larghe intese sosterranno questa iniziativa senza pregiudiziali.
Se il mondo della cultura e della scienza vedrà un ampliarsi ulteriore delle adesioni, e se quello del cinema, della musica, dello spettacolo, vedrà fiorire uno slancio di passione civile e di impegno lucido e generoso, tanto più essenziale quando il monopolio mediatico d’establishment cerca di annegare una iniziativa scomoda nel silenzio.
Mentre la politica “politicosa” dei palazzi continua nelle sue beghe di potere, questi “se” possono trasformarsi in altrettanti “sì”, dimostrando che c’è un mare di cittadini pronto a riprendersi la politica anziché rassegnarsi.

mercoledì 12 febbraio 2014

Lista Tsipras: comunicato di Sinistra Anticapitalista

Alcuni stralci del comunicato apparso sul sito di Sinistra Anticapitalista dal titolo "Lista Tsipras: potenzialità e limiti":
"La candidatura e il ruolo centrale di Tsipras nella costruzione della proposta, il riferimento alla rete di liste che si raccoglieranno anche in altri paesi attorno alla sua candidatura faranno sì che la lista che si formerà avrà un volto positivamente internazionalista, in contrasto sia con i ripiegamenti nazionali che con le politiche dell’austerità.
"[...] l’iniziativa si presenta fin d’ora capace di una certa credibilità, di un reale dinamismo nelle adesioni e con una potenzialità politica di partecipazione che non può essere sottovalutata. [...]. La figura di Tsipras, il riferimento alle lotte greche, un carattere sociale più marcato, una gestione più politica sono tutti fattori che possono renderla più attrattiva per aree della sinistra sociale e politica deluse, che vogliono però reagire al ripiegamento e alla passività.
"[Ma] al momento attuale gli elementi positivi che si possono intravvedere nella proposta sono ampiamente controbilanciati da ambiguità e da un profilo che si sta facendo molto meno convincente.
Ovviamente anche Sinistra Anticapitalista auspica che lo sbarramento antidemocratico non riesca ad impedire la presenza nelle istituzioni di proposte combattive e alternative, ma considera soprattutto che le elezioni, anche quelle europee, vadano utilizzate per portare a settori popolari più ampi un messaggio di speranza e diverso nei contenuti.
"Sinistra Anticapitalista, perciò, non aderisce alla lista in formazione, anche se vuole mantenere aperto un dialogo sul metodo e sui contenuti con tutte e tutti coloro che hanno partecipato e parteciperanno nelle prossime settimane alle discussione e alla organizzazione della lista.
"Quanto all’indicazione di voto, questa potrà essere definita quando il volto e il programma saranno chiari e saranno rese note le candidature.
"La partita di quale sarà il tipo di campagna non è ancora sciolto e anche da questo dipenderà una indicazione di voto.
"Sinistra Anticapitalista, in ogni caso, avrà una sua specifica campagna elettorale europea, con un’impostazione di fondo anticapitalista e internazionalista, incentrata contro le politiche dell’austerità, contro l’Europa del Fiscal compact, per l’unità delle lotte delle lavoratrici dei lavoratori, per la costruzione di un’altra Europa, così come ampiamente descritto nei nostri documenti recenti.
Leggi il comunicato integrale

martedì 11 febbraio 2014

I dieci punti di Tsipras


In sintesi gli elementi del programma di Tsipras:
Obiettivi:
1) Fine dell'austerità. Soluzione Comprensiva del debito. Reflazione coordinata delle economie
2) Trasformazione ecologica della produzione. Sostenibilità
3) Riforma delle politiche dell'immigrazione. Protezione dei diritti umani
Attuazione:
1) Superare le politiche di austerità
2) New Deal Europeo
3) Espansione dei prestiti diretti all'impresa
4) Politiche per la disoccupazione
5) Sospensione del nuovo sistema fiscale europeo
6) Costituzione di una vera banca europea
7) Bilanciamento macroeconomico
8) Istituzione di una Conferenza del Debito Europeo
9) Separazione delle attività commerciali e gli investimenti bancari
10) Tassare le attività speculative e offshore

I dieci punti di Tsipras

Furio Colombo sull'intervento di Tsipras al Valle

Dall'articolo Alexis Tsipras: Europa e Italia, la speranza parla greco di Furio Colombo (Il Fatto Quotidiano, 9 febbraio 2014)

[...] "Le proposte che il giovane deputato greco vuole condividere con la sua folla di militanti anziani di tante sinistre italiane che non sanno più dove andare o per chi votare, sono di due tipi: una strategia di salvezza da una crisi che non è affatto finita e che può fare ancora molte vittime. E un assetto diverso dell’Europa. Dunque una cosa è chiara, e appare subito opposta alle due mortali visioni italiane: l’Europa non si rinnega anche se ha imposto un percorso di errori. Ma gli errori non si venerano come se fossero le tavole di una legge superiore. Le democrazie si cambiano o si correggono con le elezioni.

"Il primo punto della intensa presentazione di Tsipras è il debito. Sotto il peso del debito, se l’Europa continua a esigerlo da implacabile esattore, come ai tempi di Dickens, ci sono Paesi destinati a morire. Come avevano detto e ripetuto, finora invano, i due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman, nessuna grande crisi, da quella del 1929 negli USA alla rinascita della Germania nell’ultimo dopoguerra, è mai avvenuta senza la remissione del debito.

"Quando si dice “piano Marshall per l’Europa” è di qui che bisogna partire: affrontare con una visione chiara e realistica il problema del debito che attanaglia tutti i Paesi del Sud e che gli stessi generatori del debito (governi, banche, classi agiate) tendono ad attribuire alla esosità dei poveri. Qui si colloca il tema immenso del costo del lavoro che Tsipras propone così: “Come salvare l’Europa dall’Europa”, visto che la minaccia non è la povertà (a meno di farla crescere invece di affrontarla) e non è il costo del lavoro, poiché isolando e abbandonando chi lavora si blocca ogni ripresa e si resta a languire nella deflazione. Il problema è una politica del lavoro che non esiste. E un controllo attento, intelligente, delle grandi risorse economiche, affinché non svaniscano, senza tasse, in pura finanza apolide.

"Nell’immaginazione realistica e concreta del deputato greco, il parlamento europeo dovrà avere un ruolo vero, vincolante, finora mai avuto. La attuale camera di consultazione che lascia libere le mani di tutti, e si espone alle decisioni di centri di potere extra-politici, legati a ben altri interessi, ci inchioda alla crisi. Tsipras introduce due concetti che non dovrebbero mancare nella campagna elettorale del maggio prossimo: il problema del debito, che non può essere abbandonato sulle spalle dei poveri, del lavoro e di una nuova vasta classe di esclusi. E i Paesi del Sud, che sono indispensabili all’Europa ma usati troppo facilmente come capri espiatori e colpevoli perenni, esposti a un giudizio e a una condanna senza fine". [...]